Come capire se si ha l intestino infiammato

Introduzione

La sindrome del colon irritabile (IBS, Irritable bowel syndrome in inglese) è un disturbo che tra i suoi sintomi più frequenti annovera

  • crampi,
  • dolore addominale,
  • nausea,
  • stitichezza,
  • e diarrea.

Può diventare un’importante fonte di disagio e stress per chi ne soffre, ma non provoca danni permanenti all’intestino né malattie gravi, come ad esempio tumori. La maggior parte delle persone può tenere sotto controllo i sintomi

  1. seguendo una dieta corretta,
  2. imparando a gestire meglio lo stress
  3. ed eventualmente attraverso l’assunzione di specifici integratori e farmaci.

Più in particolare, se il sintomo chiave è la stipsi si consiglia di:

  • aumentare gradualmente il consumo di fibra (verdura, cereali integrali, frutta),
  • bere almeno 1.5 l di acqua al giorno,
  • praticare regolare attività fisica,
  • impostare una routine oraria per l’evacuazione (magari al mattino al risveglio o dopo i pasti).

Quando il sintomo prevalente è la diarrea è invece necessario impostare un regime alimentare scrupoloso, che approfondiremo in seguito, ma anche in questo caso restano validi i consigli relativi a gestione dello stress, attività fisica e routine giornaliera di evacuazione.

Per alcuni pazienti, tuttavia, la sindrome del colon irritabile può rivelarsi invalidante: si può non essere più in grado di lavorare, di fare vita sociale o addirittura di fare viaggi anche se brevi.

Si stima che interessi fino al 20 per cento della popolazione adulta, ovvero una persona su cinque, e si tratta quindi di uno dei disturbi diagnosticati con maggiore frequenza dai medici. Colpisce più le donne che gli uomini e inizia prima dei 35 anni nella metà circa dei pazienti.

Come capire se si ha l intestino infiammato

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Colon

Il colon è una porzione dell’intestino lunga circa un metro e mezzo, che collega l’intestino tenue al retto e all’ano.

La sua funzione principale è quella di assorbire l’acqua ed i sali minerali dal cibo parzialmente digerito proveniente dall’intestino tenue, dove avviene anche la maggior parte dei fenomeni di assorbimento delle sostanze nutritive. Ogni giorno circa un litro di liquidi passa dall’intestino tenue al colon, mentre il volume contenuto nelle feci è ridotto a circa 150 ml: la differenza tra la quantità di fluidi che arrivano nel colon dall’intestino tenue e la quantità di feci è pari alla quantità di liquidi assorbita ogni giorno dal colon.

La motilità del colon (la contrazione dei muscoli del colon e il movimento dei liquidi in esso contenuti) è controllata dai nervi, dagli ormoni e dagli impulsi nervosi dei muscoli del colon; queste contrazioni spostano i liquidi contenuti nel colon verso il retto, durante questo passaggio l’organismo assorbe l’acqua e le sostanze nutritive.

Tutti gli scarti vanno a formare le feci.

Alcune volte al giorno le contrazioni fanno uscire i rifiuti dal colon, provocando così lo stimolo a defecare. Se i muscoli del colon, degli sfinteri e della zona pelvica non si contraggono correttamente le sostanze contenute nel colon non si muovono come dovrebbero, causando:

  • mal di pancia,
  • crampi,
  • costipazione e/o diarrea,
  • sensazione di non aver eliminato tutte le feci (tenesmo).

Cause

I ricercatori non hanno ancora scoperto alcuna causa specifica in grado di spiegare la comparsa della sindrome del colon irritabile: secondo la teoria più diffusa i pazienti che ne soffrono hanno un colon, o intestino crasso, particolarmente sensibile e reattivo a determinati alimenti e allo stress. Anche il sistema immunitario, che combatte le infezioni, potrebbe essere coinvolto.

In un paziente affetto da sindrome del colon irritabile la normale motilità (movimento) dell’intestino potrebbe essere assente e/o potrebbero manifestarsi degli spasmi (contrazioni muscolari improvvise e dolorose, che se ne vanno improvvisamente come sono iniziate) oppure il colon potrebbe addirittura smettere temporaneamente di funzionare.

La superficie interna del colon, l’epitelio, è sotto controllo del sistema immunitario e del sistema nervoso, che regolano così il transito dei fluidi;

  • se questi si muovono troppo velocemente il colon perde la capacità di assorbirli e la conseguenza è che le feci risultano troppo liquide.
  • In altri pazienti, al contrario, il transito nel colon è troppo lento e questo fa sì che vengano assorbiti troppi liquidi sviluppando costipazione.

Il colon di alcuni pazienti potrebbe reagire in modo anomalo a determinati alimenti oppure allo stress, fattori che in condizioni normali non provocherebbero alcun disturbo.

Alcune ricerche recenti hanno dimostrato che la serotonina è in parte responsabile della normale funzionalità gastrointestinale: la serotonina è un neurotrasmettitore, ovvero una sostanza chimica che trasmette i messaggi da una parte all’altra dell’organismo. Il 95 per cento della serotonina presente nell’organismo si trova nell’apparato digerente e solo il restante 5 per cento si trova nel cervello.

Le cellule che formano la parete interna dell’intestino funzionano come trasportatori portando la serotonina al di fuori dall’apparato digerente; i pazienti affetti da sindrome del colon irritabile presentano una diminuzione dell’attività dei recettori e questo si traduce in livelli anormali di serotonina. Come conseguenza si hanno problemi di defecazione, di motilità e di sensibilità della zona causati dalla presenza di recettori del dolore particolarmente sensibili.

Si ipotizza che la sindrome del colon irritabile potrebbe essere anche causata da un’infezione batterica dell’apparato digerente: ricerche dimostrano che i pazienti affetti da gastroenterite a volte vengono anche colpiti dalla sindrome del colon irritabile, altrimenti definita come sindrome del colon irritabile post-infettiva.

I ricercatori hanno anche individuato una forma lieve di celiachia in alcune persone con sintomi simili a quelli della sindrome: i pazienti affetti da celiachia non riescono a digerire il glutine, una sostanza presente nel grano, nella segale e nell’orzo. Le persone celiache non possono assumere questi alimenti senza sentirsi male, perché il loro sistema immunitario reagisce danneggiando l’intestino tenue. Con un esame del sangue si può scoprire l’eventuale concomitanza di celiachia.

Fattori di rischio

  • Uomini/Donne: Predominanza nel sesso femminile (2:1), che manifesta tendenzialmente anche sintomi più gravi.
  • Età: I primi sintomi si manifestano prima dei 45 anni (in genere dall’adolescenza a prima dei 30 anni).
  • Abusi sessuali.
  • Giardiasi.
  • Infezioni gastrointestinali (virale, ma soprattutto batterica).
  • Malattie psichiatriche.
  • Maltrattamenti.
  • Stress.

Sintomi

Il vero sintomo chiave della sindrome è il dolore o fastidio addominale, che tuttavia può manifestarsi in moltissimi modi: può cambiare per intensità e localizzazione, può essere occasionale o costante, può essere abbastanza lieve da essere ignorato, oppure così forte da risultare invalidante.

In genere il dolore è:

  • diffuso,
  • spesso colpisce il basso ventre, a sinistra,
  • può aumentare dopo i pasti,
  • viene ridotto dalla defecazione,
  • in alcuni casi può comparire dolore a livello toracico per la presenza di sacche di gas nella fessura splenica (ossia dove il colon trasverso si curva e diventa colon discendente).

Alcuni pazienti riferiscono la presenza di un gonfiore palpabile sul lato sinistro (meno frequentemente sul lato destro) e disposto longitudinalmente; si tratta di una corda colica, un sintomo associato alla sindrome del colon irritabile e ad altre patologie gastrointestinali, causato da uno spasmo intestinale e peggiorato dalla presenza di feci e/o aria.

Molto rari sono la malnutrizione o la carenza di sonno dovuti alla sindrome, rispettivamente perché

  • l’assorbimento delle sostanze nutritive avviene prevalentemente nei tratti precedenti d’intestino,
  • il dolore caratterizza prevalentemente le ore diurne (anche se i risvegli notturni possono essere frequenti).

Il dolore inoltre può essere

  • aumentato dai pasti o dallo stress,
  • diminuito dall’evacuazione o dall’emissione di gas.

Nelle donne i sintomi possono peggiorare durante il flusso mestruale e nei giorni che lo precedono.

Altro sintomo caratteristico sono le alterazioni dell’alvo, ossia disturbi della defecazione; la più comune è l’alternanza tra stipsi e diarrea, ma si verifica anche la sensazione di evacuazione incompleta e presenza di muco nelle feci. Non sono invece caratteristiche della sindrome del colon irritabile la presenza di sangue (a meno della presenza di emorroidi) e la perdita di peso dovute al malassorbimento.

I disturbi intestinali possono variare nel tempo.

Alcuni pazienti lamentano poi gonfiore e aumento della flatulenza (o quantomeno sensazione che avvenga un aumento).

I sintomi dell’apparato digerente superiore (dispepsia, sensazione di bruciore al petto, nausea e vomito) sono presenti in circa il 25-50% dei pazienti.

Riassumendo, i sintomi possibili del colon irritabile sono:

  • dolore addominale (che migliora con l’evacuazione),
  • stipsi (sforzo nell’evacuazione),
  • diarrea (urgenza di evacuare),
  • alterazione aspetto delle feci,
  • tenesmo (senso di evacuazione incompleta),
  • mucorrea (muco nelle feci),
  • flatulenza (gas intestinali),
  • gonfiore addominale,
  • dispepsia (dolore all’altezza dello stomaco e senso di pienezza),
  • bruciore retrosternale,
  • nausea,
  • vomito,
  • borborigmi (rumori addominali),
  • aumento frequenza ed urgenza minzione,
  • dispareunia (dolore durante i rapporti),
  • calo del desiderio sessuale.

Diagnosi

Mentre fino a pochi anni fa la diagnosi di colon irritabile avveniva per esclusione, ad oggi si arriva invece a diagnosticarla per inclusione in base a criteri definiti.

Il dolore o fastidio addominale è un sintomo chiave della sindrome; la diagnosi può essere posta (in accordo ai criteri di Roma IV) quando sia presente un dolore addominale ricorrente, in media, almeno per un giorno alla settimana negli ultimi 3 mesi, in associazione a due o più dei seguenti criteri:

  • miglioramento con la defecazione
  • associato a un cambiamento nella frequenza di defecazione,
  • associato a un cambiamento di forma (aspetto) delle feci.

I criteri vanno verificati per gli ultimi 3 mesi e l’insorgenza dei sintomi deve essere fatta risalire ad almeno 6 mesi prima della diagnosi.

Sono inoltre di norma presenti anche alcuni o tutti i seguenti sintomi.

  • alterata frequenza di evacuazione (indicativamente si intende per “alterata” più di tre evacuazioni al giorno o meno di tre evacuazioni a settimana),
  • alterata forma delle feci (feci grumose, a pezzi o acquose),
  • passaggio delle feci alterato (sforzo, urgenza, o sensazione di evacuazione incompleta),
  • gonfiore o sensazione di distensione addominale,
  • presenza di muco.

La presenza di diarrea o di stipsi senza dolore non permette quindi diagnosi di colon irritabile.

La quantità di esami ed indagini necessari è correlata a diversi fattori:

  • durata dei sintomi,
  • cambiamento dei sintomi nel tempo,
  • età,
  • sesso,
  • stato di salute generale,
  • famigliarità di patologie intestinali,
  • grado di condizionamento della vita sociale.

In genere si cerca di non sottoporre il paziente ad un eccessivo numero di indagini, quando non strettamente necessarie.

A seconda della gravità dei sintomi, il paziente deve essere gestito da personale diverso:

Gravità sintomiDiffusioneFrequenza sintomiAssistenza
Sintomi lievi 70% pazienti occasionali No difficoltà sociale Medico di base
Sintomi medi 25% pazienti frequenti Poche difficoltà sociali Specialista
Sintomi gravi 5% pazienti costanti Invalidanti Centro Specialistico

Il primo approccio è sempre psicologico, per tranquillizzare il paziente ed insegnarli uno stile di vita compatibile, mentre i farmaci si usano solo per dar sollievo a specifici sintomi.

Quando chiamare il medico?

  • I sintomi peggiorano,
  • aumenta in modo anomalo la stanchezza,
  • i sintomi sono causa di risveglio notturno,
  • si perde peso,
  • diminuisce l’appetito,
  • il dolore non cessa con l’evacuazione,
  • il dolore si concentra in una zona localizzata e fissa,
  • è presente sangue nelle feci.

Pericoli

Come si può dedurre dal nome l’IBS è una sindrome, ovvero una combinazione di sintomi e manifestazioni: non è stata dimostrata alcuna correlazione tra il colon irritabile e patologie più gravi, come ad esempio il tumore. Non è stato inoltre dimostrato alcun collegamento tra la sindrome del colon irritabile e le malattie infiammatorie intestinali croniche, come il morbo di Crohn o la colite ulcerosa.

La malattia è in genere a carattere cronico, quindi con andamento variabile nel tempo dei sintomi ma raramente con la concreta prospettiva di guarigione definitiva.

Stress

Lo stress, ovvero la sensazione di essere tesi, angosciati, arrabbiati o oppressi mentalmente o fisicamente, può stimolare gli spasmi del colon nelle persone affette da sindrome del colon irritabile. Il colon ha molte terminazioni nervose che lo collegano al cervello, proprio come il cuore e i polmoni è in parte controllato al sistema nervoso autonomo che reagisce allo stress.

Queste terminazioni nervose controllano le normali contrazioni del colon e causano la ben nota sensazione di disagio all’altezza dell’addome durante i momenti di stress. Spesso, infatti, quando si è nervosi o giù di morale, ci si lamenta di avere i crampi o le farfalle allo stomaco. Nei pazienti affetti da IBS il colon può reagire più del normale persino alle situazioni di stress e di conflitto meno problematiche: lo stress rende il cervello più consapevole delle sensazioni provenienti dal colon e il paziente le percepisce come sgradevoli o spiacevoli.

Alcune prove scientifiche sembrerebbero suggerire che l’IBS sia collegata al sistema immunitario, che combatte le infezioni nell’organismo.

Il sistema immunitario reagisce allo stress.

Per questi motivi la gestione dello stress è una parte importante della terapia della sindrome del colon irritabile, tra le varie possibilità di gestione dello stress troviamo:

  • esercizi di riduzione dello stress (rilassamento) e terapie di rilassamento, come ad esempio la meditazione,
  • terapia e supporto psicologico,
  • esercizio fisico regolare, come ad esempio passeggiate o yoga,
  • cercare di cambiare le situazioni che causano stress,
  • dormire bene, per un numero di ore adeguato.

Cura e terapia

Purtroppo molte persone che soffrono di IBS lasciano passare troppo tempo prima di cercare un parere medico: si stima che fino al 70 per cento delle persone affette da  sindrome del colon irritabile non riceva alcuna cura per i suoi sintomi. Non è ancora stata scoperta alcuna terapia specifica, ma esistono diverse possibilità di cura dei sintomi: il medico prescriverà la terapia migliore per i vostri sintomi e vi incoraggerà a tenere sotto controllo lo stress e a modificare la vostra dieta.

I farmaci sono un elemento importante per il sollievo dei sintomi: il medico potrebbe consigliare anche integratori di fibre o dei lassativi per curare la costipazione, oppure dei farmaci per far diminuire la diarrea come ad esempio la loperamide (Imodium®, Dissenten®). Di solito viene prescritto anche un antispastico, che aiuta a controllare gli spasmi muscolari del colon e fa diminuire il dolore addominale.

Anche gli antidepressivi possono alleviare alcuni sintomi, tuttavia sia gli antidepressivi sia gli antispastici possono far peggiorare la costipazione, quindi potranno essere associati farmaci in grado di rilassare i muscoli della vescica e dell’intestino.

Un farmaco specifico per la cura della sindrome del colon irritabile è il linaclotide (nome commerciale Constella®), potenzialmente utile nei pazienti con condizione da moderata a grave e caratterizzata da costipazione; il principio attivo non viene assorbito dall’organismo, limitando così la possibile comparsa di effetti collaterali sistemici, ed esplica la sua azione legandosi ad uno specifico recettore che consente di aumentare i movimenti intestinali (peristalsi), riducendo conseguentemente il riassorbimento di acqua.

Per tutti i farmaci, persino per quelli da banco come i lassativi e gli integratori di fibre, è importante seguire le istruzioni del medico. Alcune persone riferiscono un peggioramento del gonfiore addominale e della formazione di gas dopo aver assunto integratori di fibre, mentre i lassativi possono causare dipendenza se li si usa troppo spesso.

I farmaci hanno effetti diversi da persona a persona e non esiste un farmaco solo o una sola combinazione di farmaci che si dimostra efficace per tutte le persone affette da IBS. Sarà necessario lavorare insieme al vostro medico per individuare la migliore combinazione di farmaci, dieta, terapia e sostegno psicologico per tenere sotto controllo i vostri sintomi.

Psicoterapia

La comunità medica sa da tempo che psicoterapie come il rilassamento e l’ipnosi possono alleviare temporaneamente i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile. Ora però nuove ricerche sembrano indicare che potrebbero avere anche benefici a lungo termine.

“Il nostro studio è il primo ad aver affrontato gli effetti a lungo termine”, afferma il primo autore dello studio, Lynn Walker, docente di pediatria al Vanderbilt University Medical Center di Nashville.

“Abbiamo scoperto che il moderato beneficio che si ottiene con le psicoterapie a breve termine si mantiene a lungo termine. Questo è significativo, perché la sindrome è una condizione cronica e intermittente, per la quale non esiste un efficace trattamento medico”, prosegue nel suo comunicato stampa.

I ricercatori hanno analizzato i risultati di 41 studi clinici con un totale superiore a 2.200 pazienti affetti da SII.

L’analisi ha riscontrato un’analoga efficacia di vari approcci psicoterapeutici (tecniche di rilassamento, ipnosi e terapia cognitivo-comportamentale) nell’aiutare i soggetti a cambiare il loro modo di pensare. A prescindere dalla durata del trattamento, i ricercatori hanno riscontrato che gli effetti possono durare da 6 a 12 mesi dal termine della terapia.

I trattamenti online si sono mostrati altrettanto efficaci di quelli di persona, come pubblicato di recente su Clinical Gastroenterology and Hepatology.

Il primo autore dello studio, Kelsey Laird, dottoranda del programma di psicologia clinica a Vanderbilt, sostiene che “la medicina occidentale spesso concettualizza la mente come entità separa dal corpo, ma la sindrome  è un perfetto esempio di come i due siano connessi. I sintomi gastroenterici possono aumentare stress e ansia, che a loro volta aumentano la gravità dei sintomi. È un circolo vizioso che il trattamento psicologico può aiutare a interrompere”, riporta nel comunicato stampa.

Fonte: Comunicato Stampa Vanderbilt Univerity

Dieta

Molte persone, attraverso una scrupolosa attenzione alla dieta, possono veder regredire i sintomi della sindrome del colon irritabile. Prima di modificare la dieta tenete un diario, annotando tutti gli alimenti che sembrano far peggiorare i sintomi, poi riferite le vostre scoperte al vostro medico.

Purtroppo gli alimenti in grado di peggiorare la situazione non sono comuni a tutti i pazienti, è quindi necessario un paziente lavoro di inserimento/esclusione di cibi dalla dieta per rilevare quelli effettivamente causa di reazioni; tra gli alimenti a potenziale rischio ricordiamo:

  • latte,
  • dolcificanti (sorbitolo, fruttosio, …),
  • marmellata,
  • frutta (in particolare pesche, pere e prugne),
  • verdura (cavoli, carciofi, spinaci, cipolla, rucola, cetrioli, sedano),
  • spezie,
  • caffè,
  • the,
  • Coca Cola e bevande contenenti caffeina,
  • altre bibite gasate.

Altri alimenti sono a rischio indiretto, come quelli ricchi di sale (dadi per brodo, insaccati) perchè in grado di stimolare la sete.

Potrebbe essere necessario consultare un dietologo specialista che vi potrà aiutare a modificare la vostra dieta: ad esempio, se i prodotti a base di latte fanno peggiorare i sintomi, potreste provare a diminuirne la quantità. Probabilmente potreste tollerare meglio lo yogurt, rispetto agli altri prodotti a base di latte, poiché contiene batteri che forniscono l’enzima necessario alla digestione del lattosio, lo zucchero che si trova nel latte e nei derivati. I prodotti caseari sono una fonte importante di calcio e di altre sostanze nutritive, se dovete eliminarli dalla vostra dieta cercate di assicurarvi le sostanze nutritive dagli alimenti sostitutivi, oppure assumendo degli integratori.

In molti casi le fibre alimentari possono mitigare i sintomi della sindrome del colon irritabile, in particolare la costipazione: non sono tuttavia efficaci contro il dolore né contro la diarrea.

Il pane e i cereali integrali, la frutta e la verdura sono delle buone fonti di fibre, le diete ad alto contenuto di fibre possono contribuire a tenere il colon leggermente più disteso e questo può prevenire gli spasmi. Alcuni tipi di fibre rendono le feci più umide e quindi prevengono la formazione di feci più dure e difficili da espellere. Le diete ad alto contenuto di fibre possono causare però gonfiore e formazione di gas, ma diversi pazienti riferiscono che questi sintomi scompaiono nel giro di alcune settimane. Se si aumenta l’assunzione di fibre fino ad arrivare a 2 o 3 grammi al giorno si può diminuire il rischio di formazione di gas e di gonfiore.

Bere da sei a otto bicchieri di acqua naturale è importante, soprattutto se si ha la diarrea. Assumere bevande frizzanti come la Coca Cola, invece, può contribuire alla formazione di gas e causare gonfiore e dolore. Masticare il chewing gum e mangiare troppo in fretta, infine, può far inghiottire involontariamente l’aria e anche questo provoca la formazione di gas.

I pasti abbondanti possono causare crampi e diarrea, quindi se si consumano pasti piccoli e frequenti o se si riducono le porzioni, è possibile alleviare i sintomi dell’IBS. Può essere utile anche consumare alimenti a basso contenuto di grassi e ad alto contenuto di carboidrati, come pasta, riso, pane e cereali integrali (se non si è affetti da celiachia), frutta e verdura.

Negli ultimi anni molti pazienti stanno cercando risposte e soprattutto soluzioni nel campo delle cosiddette intolleranze alimentari; nonostante qualche lavoro in letteratura sembri suggerire una qualche efficacia (si tratta in genere di studi a brevissimo termine ed effettuati su gruppi numericamente molto ridotti), la maggior parte degli specialisti resta scettica in proposito, perché le evidenze scientifiche e l’affidabilità clinica degli esami usati rimangono nella migliore delle ipotesi fortemente dubbie.

Consigli per il paziente

  1. Adottare una dieta opportuna.
  2. Mangiare ad orari regolari e senza fretta.
  3. Evacuare sempre alla stessa ora (preferibile al mattino dopo la colazione, quando interviene un riflesso fisiologico).
  4. Praticare una moderata ma regolare attività fisica.
  5. Evitare l’uso eccessivo di farmaci, lassativi in particolare,
  6. Evitare alcolici e cibi troppo speziati.

Fonti e bibliografia

  • Review Article: Intestinal Serotonin Signalling in Irritable Bowel Syndrome
  • Systematic review and meta-analysis: The incidence and prognosis of post-infectious irritable bowel syndrome
  • Lotronex (alosetron hydrochloride) Information
  • Psychotherapies have long-term benefit for those suffering from irritable bowel syndrome
  • Efficacy of individualised diets in patients with irritable bowel syndrome: a randomised controlled trial
  • niddk.nih.gov

Cosa fare per sfiammare l'intestino?

Una volta scoperta la causa, per alleviare il dolore si può ricorrere a diversi farmaci antinfiammatori specifici per il tratto intestinale..
Olio di canapa..
Aloe vera..
Malva..
Semi di psillio..
Zenzero..

Dove fa male quando l'intestino è infiammato?

Dolore o fastidio addominale: in genere è localizzato nella parte inferiore dell'addome; può essere di tipo continuo o crampiforme e di solito migliora dopo l'evacuazione. Alterazioni nella frequenza delle evacuazioni: aumentano in caso di diarrea (più di 3 al giorno) e diminuiscono in caso di stipsi.

Cosa fa infiammare l'intestino?

Si tratta di oligo-mono-disaccaridi (zuccheri) fermentabili e polioli, contenuti in diversi alimenti: i derivati del grano e della segale, il cous-cous, il latte e i prodotti caseari, alcuni tipi di frutta (mango, pera, cocomero, ciliegie, albicocche, datteri e fichi), il miele, il cioccolato, le verdure cotte a foglia ...

Come capire che l'intestino non funziona bene?

5 – Lista dei Sintomi.
Gas, gonfiore ed eruttazione dopo i pasti;.
Feci molto frequenti;.
Stitichezza e diarrea alternate;.
Cibo non digerito nelle feci;.
Indigestione e bruciore di stomaco;.
Alito cattivo;.
Sensibilità alimentare cronica;.
Muco nelle feci;.