Roberto benigni la tigre e la neve

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Roberto benigni la tigre e la neve

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Natalia Aspesi
La Repubblica

La vita è bella anche in Iraq, e il fantasioso ornino che pareva morto in un campo di concentramento per salvare la sua dama e il suo bambino, scampato per un pelo anche alla trappola di Pinocchio, riappare a Bagdad, in piena guerra, con tutto il suo fardello poetico e la sua innocente energia, armato, come sempre, tra bombe e terrore, dell’arma più invincibile e aliena, l’amore.

Paolo D'Agostini
La Repubblica

È possibile che una graduatoria dei cento registi più importanti ignorerebbe, nonostante l’Oscar, Roberto Benigni. Ma che vuol dire? Ogni metro convenzionale con lui salta, è inservibile e ininfluente. Guardando questo come ogni suo film viene il desiderio di immaginare come uno spettatore degli annienti o Trenta percepiva un film di Charlot. Non possiamo saperlo, naturalmente, che cosa gli passava [...] Vai alla recensione »

Antonio Mustara
Tv Sorrisi e Canzoni

Trama: Roma, marzo 2003. Il poeta Attilio Di Giovanni insegna letteratura all’Università in un corso per stranieri. Innamorato di Vittoria, una studiosa che si ostina a rifiutarlo, Attilio lascia l’Italia per andare in Iraq quando scopre che la donna è ricoverata in un ospedale di Bagdad. Per raggiungerla, Attilio sfida i bombardamenti e, fingendosi un chirurgo, raggiunge la capitale irachena.

Furio Colombo
L'Unità

Provate a immaginare questa scena. «La signora Nesma Abdul Razzaq, che ha accanto i due bambini di 9 e 1 2 anni, in uno spazioso pianterreno del quartiere di Khadra (classe media, laurea in economia, come il marito) racconta: “Stamattina qui sono passati gli insorti. Hanno attraversato la stanza, si sono appostati a quella finestra e hanno fatto fuoco su un convoglio americano.

Gian Luigi Rondi
Il Tempo

Ancora, per Benigni, il pianto e il riso. Sublimati da un fortissimo sentimento d’amore. In una cornice in cui, di nuovo, ha spazi ampi la tragedia. Nella Vita è bella, un campo di concentramento nazista, in questo film, la guerra, anzi, una delle più insanguinate di oggi, quella in Iraq. Nella favola, che è anche cronaca — scritta da Benigni con Vincenzo Cerami — si prende lo spunto da un poeta, che [...] Vai alla recensione »

Lietta Tornabuoni
L'Espresso

La tigre e la neve, che l'autore Roberto Benigni definisce «un film candido come la neve e furioso come una tigre», di cosa parla? Non parla direttamente di politica, tanto meno di politica italiana: al massimo è di un pacifismo anche rischioso (il grande stendardo arcobaleno di una manifestazione pacifista piomba in testa a Benigni, stordendolo). Non parla di guerra.

Roberta Ronconi
Liberazione

Il folletto cresce, invecchia persino, ma non cambia. Roberto Benigni presenta la sua Tigre e la neve con il solito incontenibile entusiamo con cui ha presentato i suoi precedenti film. Tutte creature del cuore, dell'anima, delle passioni. Quelle che hanno fatto storcere il naso a parte della sinistra e non solo, che l'hanno eletto per alcuni a grande conciliatore, buonista si dice, paciere di conflitti [...] Vai alla recensione »

Oscar Iarussi
La Gazzetta del Mezzogiorno

«Giù le armi…È un poeta, un italiano mezzo matto, un maledetto poeta». Il sergente americano è incredulo ma rassicurato e fa abbassare i mitra alla pattuglia che ha fermato Attilio De Giovanni / Roberto Benigni a un posto dì blocco nella Baghdad in guerra. Fra i soldatini ce n’è uno nervosissimo, con l’arma traballante che rischia di sparare a ogni istante.

Giulia Sbarigia
Il Manifesto

Completo grigio con le maniche fuori misura, Roberto Benigni saltella per il set, sembra Pinocchio: «un salto da qui a Sirio per l'entusiasmo della vita». È il giorno dopo la liberazione di Simona Pari e Simona Torretta e lui sta girando a Roma alcune scene della Tigre e la neve, scritto con Vincenzo Cerami, poi andrà anche in Tunisia e ovviamente negli studi di Papigno a Terni.

Roberto Silvestri
Il Manifesto

Ma dire, come si afferma in La tigre e la neve, titolo un po' cinese del primo «film arabo» di Benigni che «la guerra in Iraq è inutile», non significa buttare al vento un film d'amore, poetico e commuovente, circolare e dai congegni narrativi brechtianamente scricchiolanti, per il solo fatto di avere sbagliato un piccolo dettaglio, per l'uso maldestro di un unico, insignificante aggettivo? Inutile? [...] Vai alla recensione »

Alessandra De Luca
Avvenire

È saltato a sorpresa sul palco, correndo avanti e indietro come un folletto per la gioia di esercenti e giornalisti presenti in questi giorni alle Giornate Professionali del Cinema, organizzate da Anec, Anem e Unidim. Davanti a una divertita platea, Benigni racconta e mostra qualcosa della sua nuova pellicola, La tigre e la neve, nelle sale il 14 ottobre.

Francesco Bolzoni
Avvenire

Il grande segreto che ha accompagnato la lavorazione di La tigre e la neve è, adesso, risolto. Lo stesso titolo dell’ ultimo, molto atteso, film di Roberto Benigni (che arriverà nei cinema italiani il 14 ottobre) viene chiarito: è un riferimento a una stampa di Katsushita Hokusai, un rimando analogico (proprio come nella poesia contemporanea) alla famosa xilografia che descrive una tigre sbucata dalla [...] Vai alla recensione »

Simonetta Robiony
La Stampa

Massima attesa e massimo disordine per Roberto Benigni, alle Giornate professionali del cinema dedicate come ogni anno a mostrare a distributori ed esercenti la produzione della prossima stagione. Per lui, farsi vedere in carne e ossa, dal popolo dei cinematografari che affolla l’auditorio di via della Conciliazione è un dovere. Se il suo nuovo film «La tigre e la neve», in uscita il 14 ottobre per [...] Vai alla recensione »

Antonello Sarno
Il Tempo

All'auditorium di Roma è una giornata speciale. Molto. Già, perché nel tempio della musica oggi, invece, è il momento del grande cinema, con Roberto Benigni che proprio nel cortile del complesso architettonico costruito da Renzo Piano sta girando una delle scene-chiave del suo nuovo film «La tigre e la neve», scritto insieme all'amico Vincenzo Cerami e già attesissimo nelle sale per la fine del prossimo [...] Vai alla recensione »

Gabriella Gallozzi
L'Unità

Correndo da una sedia all’altra, da una telecamera ad un microfono Roberto Benigni si è offerto ieri alla stampa, sgambettante come al solito, per una visita del suo nuovo set, «blindatissimo» anch’esso come al solito. Il luogo è l’Auditorium romano di Renzo Piano e nella cavea la banda dei carabinieri suona - su musiche dell’inseparabile Nicola Piovani, allegri motivi, destinati a fare da colonna [...] Vai alla recensione »

Callisto Cosulich
Avvenimenti

Il percorso narrativo de La tigre e la neve sembra la fotocopia di quello che Benigni praticò ne La vita è bella: primo tempo esplicitamente comico nella chiave un po’ surrealista, che caratterizza la personalità del mimo toscano; secondo tempo bruscamente drammatico a causa del violento irrompere della storia nell’ordito della pellicola. Ne La vita è bella l’orrore dell’Olocausto; ne La tigre e la [...] Vai alla recensione »

Francesco Norci
La Gazzetta del Mezzogiorno

Se c’è una cosa che bisogna riconoscere a Roberto Benigni è il coraggio di confrontarsi, al di là dei risultati, con le grandi tragedie dell’umanità senza troppo sussiego. Lo aveva fatto con successo parlando dell’Olocausto in La vita è bella e torna a farlo adesso mettendo la guerra, una guerra attuale e cruenta come quella che ancora continua a mietere vittime in Iraq, sullo sfondo del suo nuovo [...] Vai alla recensione »

Raffaella Leveque
Il Mattino

«Quando la gente uscirà dal cinema dopo aver visto questo film avrà voglia di innamorarsi, persino Calderoli s’innamorerà a poi bisognerà castrarlo». È un fiume in piena come il solito, Roberto Benigni, arrivato ieri alle Giornate professionali di cinema per presentare il suo ultimo film, «La tigre e la neve», nelle sale dal 14 ottobre. Nella sala gremita grande attesa per la star italiana più amata, [...] Vai alla recensione »

Fabio Ferzetti
Il Messaggero

Charlie Chaplin ci mise un’eternità per imparare a parlare (accadde nel Grande dittatore, 1940, undici anni dopo l’avvento del sonoro). Roberto Benigni invece ha cominciato subito e non si è fermato più. Dal dialetto è passato all’italiano, dall’autobiografia sottoproletaria di Cioni Mario è approdato a Dante, che conosceva a memoria. E dopo Dante ha deciso di annettersi una bella fetta di poesia del [...] Vai alla recensione »

Giacomo Vallati
Avvenire

Cosa può fare ognuno di noi contro la guerra? «Ciò per cui ognuno di noi è stato chiamato alla vita. Mio padre, ad esempio: lui era un contadino. E contro la guerra lui poteva badare che le zucchine venissero su bene. Così io, che faccio il regista, devo cercare di fare dei buoni film». La tigre e la neve, dunque, è la zucchina di Roberto Benigni. Quanto, cioè, il grande autore toscano sta cercando [...] Vai alla recensione »

Alessandra De Luca
Ciak

Lo spunto che ha generato il film lo spiega bene Roberto Benigni: «Non c’è stata nessuna idea all’origine, ma solo un sentimento. I protagonisti sono portati dal sentimento, che è la forza più bella del mondo, la più eversiva e la più rivoluzionaria. Questo film nasce dal desiderio di fare un film candido come la neve e furioso come una tigre». Dopo l’orrore dell’Olocausto Benigni si cala in un nuovo [...] Vai alla recensione »

Gloria Satta
Il Messaggero

Benigni sullo schermo saltella su un campo minato, caracolla sul cammello, si ritrova atterrito in mezzo a spari ed esplosioni, è circondato da carri armati e soldati, insegue in mutande nella notte Nicoletta Braschi («ma perché mi stai sempre intorno?») che fugge a bordo di un tram. Benigni dal vero, sul palco dell’Auditorium di via della Conciliazione, regala agli esercenti uno show dei suoi, dice [...] Vai alla recensione »

Stefania Berbenni
Panorama

Il primo ad accorgersi che l’uomo era imparentato con la poesia fu Federico Fellini. Chiamò Roberto Benigni per La voce della luna, gli cucì addosso il personaggio di un vate inutilmente innamorato, randagio di notte per le campagne e incline a seguire le orme di Giacomo Leopardi che colloquiava con la Luna alla stregua di una confidente sentimentale.

Claudia Mangano
Il Mucchio

Seppur con qualche semplificazione, si può dire che esistono un prima e un dopo nella carriera di Roberto Benigni. Di certo lo spartiacque è segnato da La vita è bella con il suo premio Oscar e con la successiva beatificazione del regista ad opera dei media. Da allora è diventato un santo laico, sinistroide ma non troppo, ed è entrato di diritto nel gotha del cinema autoriale italiano.

Gabriele Parpiglia
Panorama

Roma, lunedì 30 agosto: a palazzo di giustizia, anzi al Palazzaccio come lo chiamano i romani, si svolge un processo particolare. L'avvocato Scuotilancia è nervoso. Il suo assistito, Attilio De Giovanni, non s'è ancora presentato in aula. Il penalista afferra il telefono. Grida: «Attilio, corri, corri! Ti stiamo aspettando al... tuo processo. Giudici, abbiate pazienza.

Valerio Caprara
Il Mattino

Da ieri in tutte le sale (almeno quelle che hanno dribblato lo sciopero), La tigre e la neve farà senz'altro discutere il pubblico. Un fatto positivo, s'intende, perché sino a ora hanno cantato solo le sirene dei media: per coadiuvare le reazioni personali, ci sembra giusto accludere alcune istruzioni per l'uso non ufficiali. Rassegna stampa. Dopo l'anteprima della settimana scorsa, il panorama critico [...] Vai alla recensione »

Aldo Fittante
Film TV

Furioso come una tigre e candido come la neve. Che poi è il polline di primavera che cade su Roma e sull’amore che può tutto, come la poesia. Per Roberto Benigni la vita continua a essere bella, al punto che si ricorderà, da morto, di quand’ero vivo. Come sempre nel suo cinema, il poverismo e il vuoto delle immagini sono riempite dal Senso e da una verve attoriale che non ha connotazioni comiche uguali, [...] Vai alla recensione »

Valerio Caprara
Il Mattino

Asfissiato da soverchianti attese, ricoperto di baci promozionali e invocato come salvatore della patria cinematografica (come avvenne, in effetti, nell'anno santo de La vita è bella), Roberto Benigni rischia di arrivare nudo alla meta. Deciderà il pubblico a partire da venerdì 14, quando La tigre e la neve esordirà nel campionato dei botteghini dopo la partita a porte chiuse giocata ieri con la Nazionale [...] Vai alla recensione »

Priscilla del Ninno
Il Secolo d’Italia

Dopo l’uscita fuori strada di Pinocchio, sfortunata incursione nella favola che è costata al regista toscano molti soldi e un pizzico di credibilità, Roberto Benigni ci riprova. E rientra in carreggiata desideroso di tornare a ballerei sentieri del genere “sdrammatico” sperimentato con successo e sublimato con la La vita è bella, titolo che gli ha portato fortuna al botteghino e ben tre oscar frutto [...] Vai alla recensione »

Giorgio Carbone
Libero

Il film comincia come tutti i Benigni precedenti. Benigni (qui Attilio come Attilio Bertolucci, poeta famoso e padre di Bernardo) è innamorato di Nicoletta Braschi che manco se lo fila ( per chi si fosse messo solo ora in contatto col mondo benignesco riveleremo che Nicoletta, questa arrapantissimo oggetto di desiderio non assomiglia certamente a Monica Bellucci e manco alla zia di Monica).

Oscar Cosulich
Il Mattino

Un poeta, Attilio De Giovanni (Roberto Benigni) incontra Vittoria (Nicoletta Braschi) che, di fronte alle sue travolgenti profferte d’amore, fugge e lo rifiuta. Questo lo spunto di «La tigre e la neve», il nuovo film di Benigni prodotto dalla Melampo cinematografica, le cui riprese sono cominciate lo scorso 30 agosto e proseguiranno fino a gennaio. Il film sarà pronto per uscire tra ottobre e dicembre [...] Vai alla recensione »

Alberto Crespi
L'Unità

Arriva al cinema, con un giorno di ritardo, La tigre e la neve: il film di Roberto Benigni sarebbe dovuto uscire questo venerdì 14 ottobre, ma lo sciopero dello spettacolo contro i tagli della finanziaria (al quale il comico toscano ha entusiasticamente aderito) ha rinviato l’uscita di 24 ore, anche se qualche sala potrebbe riaprire già stasera per gli spettacoli serali.

Maurizio Cabona
Il Giornale

La vita è bella, anche in coma, dice Roberto Benigni, lasciando da parte le fiabe di Collodi (Pinocchio) e tornando a quella di Cerami, suo sceneggiatore di fiducia, con La tigre e la neve. E fa bene; fa meglio ad intuire che due ore di film - da solo o con la moglie - sono troppe per lui. Cosi arruola un attore francese d’origine italiana, Jean Reno, e ne fa un arabo credibile e simpatico che dà il [...] Vai alla recensione »

Roberto Silvestri
Il Manifesto

Ma far dire, a un pur accorato e simpatico personaggio minore, in La tigre e la neve (titolo siberiano del primo «film arabo» di Benigni), che «la guerra in Iraq è inutile», non significa buttare un po' al vento un film d'amore, poetico e commuovente, circolare e dai congegni narrativi brechtianamente scricchiolanti, per il solo fatto di avere sbagliato un dettaglio, per l'uso maldestro di un unico, [...] Vai alla recensione »

Giorgio Carbone
Libero

Dino Risi, che li ha conosciuti tutti, ha detto che «i cineasti italiani hanno il cuore a sinistra e il portafoglio a destra». Tutti nessuno escluso. Roberto Benigni è da escludere meno d’ogni altro. Sulla chiappa destra ha un portafoglio gonfio così, molto più grosso del muscolo cavo che porta sulla parte sinistra del petto. Una volta qualcuno mi chiese se era un grande regista.

Mariarosa Mancuso
Il Foglio

Ora che i due prestigiosi intellettuali Umberto Eco e Michele Serra sono scesi in campo per intervistare Benigni - sull’Espresso e sul Venerdì di Repubblica – la strategia promozionale è completa. E finalmente chiara nei suoi obiettivi. Primo: parlare di tutto tranne che del film, inteso come manufatto che dovrebbe stare in piedi da solo, senza il puntello delle buone intenzioni.

Mariarosa Mancuso
Il Foglio

Formula che vince non si cambia. Dopo il flop di “Pinocchio” (troppo vecchio il burattino, troppo stucchevole la Fata Turchina, troppo gialla la parrucca di Geppetto, troppo crudele la trama di Collodi, per un regista buonista) Roberto Benigni rifà “La vita è bella”. Se pubblico e critica ci sono cascati una volta, la trappola può funzionare ancora.