Dall'archivio di Repubblica, l'estratto di un articolo di Cesare De Seta sul pittore tedesco Il destino lega gli uomini, mi veniva di pensare, ponendo attenzione alla data di nascita di Caspar David Friedrich: 1774. Nello stesso anno veniva pubblicato I dolori del giovane Werther di Goethe, manifesto di un nuovo sentimento della natura, della vita e della morte: il poeta di Weimar fu un appassionato ammiratore e collezionista del pittore. Caspar, nato nella piccola cittadina di Greifswald sul mare Baltico, perde la mamma a sette anni e poi uno dei nove fratelli annega per salvarlo dal furia del mare. Un'infanzia non fortunata lo segna. A vent' anni il suo primo maestro di pittura l'induce a iscriversi all'Accademia di belle arti di Copenaghen: fa il suo tirocinio e si fa apprezzare dal maestro Nicolai Albidgaard, pittore colto, legato al gruppo letterario di quello che viene indicato come il Rinascimento nordico: la poesia di Klopstock, le saghe nordiche, il mito gaelico di Ossian sono temi comuni al gruppo. Sono queste letture e questi riferimenti a formare la vena melanconica del giovane. Così come la severa educazione pietista è parte della sua poetica intimista. In esordio infatti esegue i ritratti di molti familiari e autoritratti a penna o a matita, sono assai belli al pari degli esercizi di calligrafia gotica. Nel 1798 si trasferisce all'Accademia di
Dresda, ma sono le magnifiche collezioni pubbliche della Gemaldegalerie a sollecitarlo: più che la scuola preferisce osservare van Ruysdael, Poussin e Dughet, frequentare i boschi e i paesaggi che circondano questa piccola Atene del nord. Cespugli, mulini, giganteschi alberi, piccole case, ponti e cippi tornano nei suoi album che poi, spesso, finisce in studio ad acquerello: dipinge talune scene per I Masnadieri di Schiller. Altro nume della cultura romantica. Nulla ancora sembra presagire che
dalla crisalide stia per nascere una farfalla, che comincerà a volare nell'isola di Rugen nella primavera del 1801: i miti dei bardi nordici sono di casa, la memoria di Philipp Hackert che da giovane aveva amato e dipinto quest' isola perduta nei mari del nord. Ma Hackert, come Reinhart e Koch dopo di lui, erano fuggiti in Italia. Friedrich resta nell'isola e incomincia dipingere paesaggi: campagne, coste, navi alberate, barche affondate alle deriva, grandi massi. |