Tradire marito e non sentirsi in colpa

Uno dei sentimenti più comuni e che ci troviamo spesso a sperimentare è il senso di colpa; quell’emozione logorante e fastidiosa che nasce quando si ha l’idea, supposta o certa, che, con il proprio comportamento o anche solo pensiero, si possa far del male a qualcuno concretamente o moralmente.

Il senso di colpa può nascere per un “cattivo” comportamento che si è avuto, ad esempio quando si tradisce un compagno o un’amica o, anche, quando si ha avuto solo il pensiero di volerlo fare; solo l’idea porta la persona a non trovare pace dentro di sé.

Anche solo il pensiero di aver voluto tradire mio marito…non mi ha fatto dormire di notte…pensavo e ripensavo a cosa avevo fatto e non mi davo pace!

La persona che ha avuto un comportamento sbagliato verso altri o che ha solo pensato di farlo, sperimenta dentro di sé una serie di sentimenti spiacevoli; si sente una persona “sporca”, meschina, irriconoscente che ha tradito la fiducia dell’altro e l’ha calpestata subdolamente, di nascosto, senza avvertire.

Sente di essere stata egoista e traditrice e di aver pensato solo a sé stessa, scavalcando l’amore e la benevolenza nei confronti dell’altro, che tanto le ha dato. Si sente irriconoscente e vuota d’amore e per questo si vergogna di cosa ha compiuto.

Questo, spesso, porta a chiudersi, non sentendosi più all’altezza di quel rapporto così pulito in cui tanto confidava, come se ciò che ha fatto o pensato avesse distrutto ogni cosa e inesorabilmente il legame. Sente di non poter più tornare indietro e di aver perso tutto, soprattutto la stima e il rispetto agli occhi dell’altro.

Questo giudizio morale su se stessi, quindi, è nocivo nel momento in cui ci si sente dannosi per gli altri e per questo si fa fallire un rapporto, senza neanche tentare di rimetterlo in piedi, non sentendosi abbastanza meritevoli per farlo.

Non merita di continuare questa relazione con me…ho sbagliato troppe volte…forse è meglio chiuderla qui…sento un peso di cui devo liberarmi e posso farlo solo lasciandolo!

Spesso questo “peso” enorme di ciò che si è commesso trova come unica espiazione la salvezza dell’altro attraverso il proprio allontanamento:

Senza di me starà meglio!

La persona può sentirsi, quindi, fallita nei rapporti e impotente rispetto alla sua colpa, che rivive in ogni momento e in modo stancante, logorante, senza trovare una soluzione.

sento come se dovessi portare un grosso macigno sulle spalle che mi pesa…

In quali situazioni ci si può sentire in colpa?

Il senso di colpa può scaturire da dinamiche interne, quando si sente di non aver soddisfatto desideri e bisogni propri, oppure esterne, quando si sente di non aver soddisfatto o assecondato alla volontà degli altri.

Ci si può, quindi, sentire in colpa quando non si riesce a raggiungere determinati obiettivi o realizzare progetti che ci si era prefissati, oppure quando non si riesce a soddisfare il desiderio che una persona cara nutre nei propri confronti.

Mio padre voleva che diventassi medico…sento di averlo deluso e mi sento in colpa per questo!

In altre circostanze la persona può sentire di aver fatto del male a qualcuno, di cui si sente responsabile o, ancora, non è raro sentirsi in colpa nell’avere di più rispetto ad altri, ad es. un parente.

Mi sento in colpa ogni volta che parlo con mio fratello, perché io ho un lavoro e lui no!

Altre volte può succedere che siano gli altri a provocare un senso di colpa, e a far pesare alla persona la propria condizione di vita.

Ogni giorno mia madre mi ripete che non sono la figlia che avrebbe voluto che fossi…che sono la pecora nera della famiglia…e questo mi fa soffrire molto!

Quando il senso di colpa è patologico?

Sentirsi in colpa è, normalmente, sano e costruttivo, nel momento in cui la persona si rende consapevole di aver commesso un errore nei confronti di un’altra ed, empaticamente, si allena a mettersi nei panni degli altri, identificandosi con loro; in questi termini è un comportamento altruistico e pro-sociale che mantiene i legami, avvicinandosi emotivamente.

Quando, invece, diventa patologico è causato da eventi banali e non oggettivi, ad es. sentirsi in colpa per aver rifiutato l’invito di un amico quando non si vuole o si è impossibilitati ad accettarlo; in questi casi la persona è chiamata, dal proprio giudice interiore, a ritenere scorretti e sbagliati comportamenti che, invece, non lo sono e che, a differenza di quanto si possa pensare, non causano dolore e sofferenza nell’altro.

La persona sente di essere stata superficiale ed egoista, nel non pensare all’altro e si auto-punisce colpevolizzandosi per l’accaduto.

In quali persone può nascere?

In genere un senso di colpa protratto nel tempo può emergere in persone insicure e che si sentono perennemente inadatte in ciò che fanno, come persone depresse o ansiose, le quali si preoccupano per chiunque o qualsiasi cosa accada nei rapporti, come se cogliessero in ogni piccolo evento un campanello d’allarme.

Sono persone che, generalmente, non si sentono mai all’altezza della situazione ed hanno bisogno di conferme esterne per tranquillizzarsi sul comportamento che stanno tenendo. Sono persone bisognose e desiderose di essere amate ed apprezzate.

Molto spesso il senso di colpa può rivelarsi la manifestazione narcisistica di un desiderio di onnipotenza, nel momento in cui la persona tende a pensare che il benessere o malessere dell’altro possa dipendere dai suoi comportamenti.

Questa strategia serve ad esorcizzare il dolore e a purificare se stessi; è come dire che attirando addosso tutti i sentimenti negativi dell’altro si ha la possibilità di metabolizzarli e affrontarli meglio, proprio perché più vicini a sé.

Da dove nasce?

Il senso di colpa nasce, generalmente, dalle esperienze pregresse vissute con i genitori o altre figure significative che hanno aiutato la persona a crescere e ad apprendere strategie di sopravvivenza attraverso delle regole imposte, che nel tempo vengono apprese e interiorizzate dal figlio come veri e propri divieti.

Ogni volta che non mi ascolti, mi arrabbio!

Se non fai ciò che ti dico io, ti punisco!

Mi fai vergognare per il tuo comportamento!

Non capisci mai quanti sacrifici ho fatto per te!

Questa strategia genitoriale per farsi ubbidire si traduce per il bambino nella volontà di dire e fare esattamente ciò che il genitore vuole e si aspetta da lui, senza eccezioni; nel momento in cui il bambino, e futuro adulto, si discosta dalle aspettative genitoriali diventa ciò che loro non vogliono e può espiare questa “enorme colpa” di essere quello che lui vuole punendosi per aver trasgredito.

È come se il genitore ricattasse emotivamente il figlio dicendogli:

Se non sei ciò che io voglio non meriti il mio amore!

Ogniqualvolta il figlio fa di testa sua sente di non meritare la riconoscenza genitoriale, di non essere grato per l’amore ricevuto, così si auto-punisce colpevolizzandosi per non aver ricambiato il sentimento, si sente immeritevole, meschino, egoista, superficiale e responsabile di aver sgretolato la felicità del genitore.

Questo atteggiamento autonomo, e non più compiacente, porta il figlio a sentirsi abbandonato, disapprovato, fallito, perso e fuori dal “progetto” familiare (es. non diventare un avvocato come il padre).

Come superare il senso di colpa?

Il senso di colpa è, spesso, difficile da sradicare proprio perché si è costruito nel tempo e sconfiggerlo presuppone che la persona debba accettare di rivedere e ridimensionare tutte le idee familiari in cui, fino ad allora, ha profondamente creduto, come l’essere amato dal genitore solo quando asseconda i suoi desideri e progetti.

Ciò significa modificare le proprie convinzioni di base, ripensando ad altre, e questo non è sempre facile da attuare e accettare; significa adattare le proprie strategie di vivere la vita in base ai propri bisogni e desideri, senza temere di deludere o perdere, per questo, i propri cari, insieme alla loro stima, fiducia e rispetto.

È possibile rompere il circolo vizioso della colpa, accettando dentro di sé la responsabilità di ciò che si vuole essere, insieme al rischio che qualcuno, ad es. un genitore, potrebbe non essere d’accordo, ma che deve necessariamente accettare le proprie scelte e lasciare libero il potenziale individuale, senza fare pressioni o ricatti emotivi.

La psicoterapia aiuta ad “allenarsi” al senso di colpa, sradicando le convinzioni patogene di base e aiutando la persona a realizzarsi autonomamente, senza lasciarsi appesantire dalle aspettative altrui, ma ri-pensandosi autonoma e in grado di operare un cambiamento profondo dentro di sé, senza per questo sentirsi persa o abbandonata.

La psicoterapia aiuta la persona a individuare quanto possa essere immotivato il senso di colpa, la abitua a perdonarsi e a rintracciare le situazioni in cui il senso di colpa può essere strumentalizzato dagli altri e usato come ricatto emotivo.

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Cosa spinge una donna a tradire il marito?

Le cause dell'infedeltà sono però quasi sempre riconducibili a motivazioni che riguardano problemi di coppia: mancanza di dialogo, attenzioni, ma soprattutto di sesso e di passione. Le donne tradiscono principalmente quando non si sentono più desiderate: scatta quindi la delusione e la voglia di provare nuove emozioni.

Quando si ama si può tradire?

Perciò... si può amare e tradire? Stando alla psicologia del tradimento e all'antropologia, come visto, . È possibile essere autenticamente innamorat* del/la partner ma infatuarsi di un'altra persona o voler fare sesso con altri.

Quando si è giustificati a tradire?

L'infedeltà è giustificata solo quando la coppia è già divisa in modo conclamato per altre ragioni. La semplice stanchezza del coniuge verso la vita coniugale non è un dato sufficiente per considerare impossibile la prosecuzione del rapporto e, quindi, per giustificare l'amante.

Cosa succede nella mente di chi tradisce?

Chi viene tradito vive una forte delusione che inizialmente può determinare una sorta di stato di “shock”. Non riesce a credere a quanto accaduto e sperimenta un senso di irrealtà, a cui subentrano gradualmente la paura, la tristezza, il dolore e la rabbia.