"Basta, mi dimetto!” Show
Le dimissioni sono una fase importante e delicata della vita professionale di ciascun dipendente. Pertanto, quali siano le ragioni dell’uscita volontaria dall’azienda, è importante lasciare un ricordo, per quanto possibile, positivo e una serie di buoni rapporti personali, che potrebbero tornare utili un domani! Come fare? Se non si vuole fare la fine di Mario -Le pillole di ASAP “Le dimissioni”- bisogna innanzitutto riprendere in mano il proprio contratto per verificare il periodo di preavviso e la presenza di eventuali vincoli! La verifica del periodo di preavviso
Per quanto riguarda il panorama contrattuale italiano (Leggi anche: I TIPI DI CONTRATTO: un’offerta che non si può rifiutare), non tutte le tipologie di contratto prevedono una forma di preavviso:
In quasi tutti i CCNL, il periodo di preavviso decorre dal 1° o dal 16° giorno di ogni mese: quindi, se il dipendente dimissionario invia la comunicazione della propria volontà di recedere il contratto in un momento diverso (es. il 24 giugno), il calcolo della data del termine del rapporto di lavoro comincia nel momento di decorrenza più prossimo (es. il 1 luglio). Sapevi che… Laddove il lavoratore dimissionario e datore di lavoro siano d’accordo, è possibile prolungare il periodo di preavviso (patto di prolungamento di preavviso) affinché sia temporaneo e adeguatamente compensato. E per chi vuole assumere un
lavoratore che ha un patto di prolungamento del periodo di preavviso? ATTENZIONE!
RICORDA! E le ferie, i permessi, i ROL maturati? Una volta presentate le dimissioni telematiche, non si ha più la possibilità di fruire delle ferie o delle altre assenze retribuite (permessi, ex festività, ROL, etc.) senza che queste interrompano la decorrenza del periodo di preavviso, postatando quindi in avanti la data di fine rapporto! Facciamo un esempio…Se si è maturato ferie e permessi per un totale di 23 giorni, bisognerà spostare di 23 giornate (lavorative, senza includere nel computo i giorni di riposo settimanale) la data di fine rapporto. Se durante il periodo di preavviso decidi, inoltre, di prendere 4 giorni di ferie devi far slittare (allungare) la data di fine rapporto; diversamente, dovrai pagare al datore di lavoro un’indennità corrispondente alle giornate di preavviso non lavorate, salvo diverso accordo tra le parti. Inoltre, le ferie minime annue pari a 4 settimane sono irrinunciabili e monetizzabili (cioè convertibili con un’indennità in denaro) solo alla cessazione del rapporto di lavoro; mentre, quelle aggiuntive -previste dalla contrattazione collettiva- sono monetizzabili: pertanto, se il datore di lavoro non consente lo smaltimento di ferie e permessi arretrati deve pagare i ratei residui alla cessazione del rapporto, che per legge, vanno smaltiti fruendone o monetizzandoli. RICORDA! E per quanto riguarda il TFR invece? Quando si conclude un rapporto di lavoro -sia in caso di dimissioni che in caso di licenziamento- il lavoratore ha diritto a ricevere il TFR, ovvero il trattamento di fine rapporto. Questa prestazione matura mese per mese e vale anche durante il periodo di prova, ma solo se superiore a 15 giorni. In pratica, il datore di lavoro conteggia, ogni mese, un rateo di liquidazione (che viene calcolato dividendo la retribuzione annuale per 13,5). Ovviamente il conferimento del TFR vale se, al momento dell’assunzione, è stato deciso di tenerlo in azienda; diversamente, laddove sia stato messo in un fondo, bisognerà fare una richiesta in merito. La verifica di vincoli contrattuali
Solitamente questi vincoli contrattuali assumono le forme di patti di non concorrenza -accordi tra datore di lavoro e lavoratore per limitare la facoltà del di quest’ultimo di svolgere attività professionali in concorrenza con l'azienda dopo la cessazione del rapporto di lavoro, per un determinato periodo di tempo- piuttosto che di patti di stabilitità, nei quali una o entrambe le parti si impegnano affinché il contratto di lavoro abbia una durata minima garantita. La presentazione telematica delle dimissioni
Tale novità è stata introdotta per motivi di praticità e sicurezza (da un lato infatti si istituisce un’unica procedura che evita qualsiasi tipo di incomprensione o comunicazione incompleta, definendo termini ben precisi di compilazione e invio del modulo di dimissioni; dall’altro, è un modo per contrastare il diffuso fenomeno delle dimissioni in bianco, ovvero la pratica con cui il datore di lavoro fa firmare le dimissioni al lavoratore nel momento stesso dell’assunzione per poi cambiare solo la data quando si presenta l’esigenza di mandarlo via).
Per concludere…Perché gestire bene le dimissioni? Perché al di là di quanto previsto dal proprio contratto di lavoro, laddove ci siano buoni rapporti, vi è sempre la possibilità di trovare un accordo con il futuro ex datore di lavoro affinché si trovi una soluzione che soddisfi/cerchi di soddisfare le esigenze di entrambi (p.e. rinunciare al preavviso per un numero di giornate corrispondente alle ferie da fruire, non rispettare il preavviso senza versare, al contempo, l’indennità sostitutiva per posizioni strategiche -sales- la cui permanenza potrebbe rivelarsi addirittura controproducente, etc.) E se l'uscita dall'azienda non fosse volontaria? Allora non perderti la pillola di Martedì prossimo su "ll licenziamento"! #ASAPsrl #hrlife #hr #growtogether #risorseumane #esignation #lepillolediasap Quanto costa al datore di lavoro il licenziamento?Secondo i criteri ridefiniti dalla circolare n. 137/2021 e per il massimale previsto dalla circolare n. 26/2022, il ticket di licenziamento ammonta a euro 557,92 (41% del massimale mensile di 1.360,77) per ogni anno di servizio del lavoratore cessato, fino ad un massimo di euro 1.673,76.
Cosa cambia licenziarsi o essere licenziati?Oltre a queste cause, vi è pure la possibilità di "recedere dal contratto", cioè decidere di uscirne. Se a recedere è il lavoratore, si parla di dimissioni; se invece è il datore di lavoro a voler interrompere il rapporto, si parla di licenziamento. Differenza tra dimissioni e licenziamento.
Come licenziarsi senza perdere il diritto alla disoccupazione 2022?Per licenziarsi occorre rivolgersi ad un Patronato. La procedura ormai è telematica e in alternativa al Patronato, gli interessati possono fare tutto da soli tramite accesso al sito istituzionale del Ministero del lavoro. Autenticandosi con lo SPID, il lavoratore dimissionario potrà fare tutto da solo.
Cosa spetta a chi dà le dimissioni?L'assegno di disoccupazione dell'INPS, oggi Naspi, dunque, spetta a chi viene licenziato o a chi è costretto a dare le proprie dimissioni per mobbing, mancato versamento degli stipendi, trasferimento illegittimo e molto altro. Spetta, però, anche a chi viene licenziato per motivi disciplinari.
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