Quanti soldi in contanti si possono versare

A partire dal 1° gennaio 2022, il limite all’utilizzo dei contanti scende da duemila a mille euro.

ATTENZIONE,  Il decreto Milleproroghe, infatti, ha deciso l’innalzamento del tetto a 2.000 euro per tutto il 2022. Ecco il nuovo limite in vigore fino al 1 gennaio 2013.

Questo significa che chi vuol utilizzare i contanti può farlo solo fino a 999,99 euro. Questo limite si applica non solo per le vendite ma anche per qualsiasi altro passaggio di denaro tra soggetti diversi, come nelle donazioni e nei prestiti. 

Diverso è invece il caso dei prelievi e dei versamenti in banca.

Qui infatti non c’è alcun trasferimento della proprietà del denaro: l’istituto di credito è un semplice depositario. È come se i soldi non uscissero mai dalla disponibilità del relativo titolare. Ciò nonostante ci si chiede spesso quale sia il limite al prelievo di contanti dal conto corrente.

Quanti soldi si possono prelevare dal bancomat o allo sportello? Il Fisco può fare dei controlli? Se l’Agenzia delle Entrate dovesse rilevare un prelievo di contanti dal conto corrente superiore a 1.000 euro potrebbe avviare un accertamento? 

Sul punto, c’è tanta disinformazione e spesso si finisce per confondere tra loro le diverse norme, aventi finalità differenti. Cerchiamo allora di fare il punto della situazione e di vedere qual è l’esatto limite al prelievo di contanti dal conto corrente.

Esiste il limite di mille euro ai prelievi di contanti?

Partiamo subito col dire che, per quanto riguarda i conti correnti intestati a soggetti diversi da società ed imprenditori, non esiste alcun limite al prelievo di contanti dal conto. Contrariamente a quanto si ritiene, un disoccupato, uno studente, un pensionato, un lavoratore dipendente, un artigiano, un professionista può prelevare quanto vuole dal proprio conto corrente senza violare alcuna norma e senza che ciò possa essere considerato una violazione della normativa sull’antiriciclaggio. 

Da ciò discende che, sotto un profilo esclusivamente fiscale, mai l’Agenzia delle Entrate potrebbe avviare un accertamento nei confronti di chi svuota il proprio conto corrente richiedendo banconote contanti. 

I controlli fiscali scattano solo sui versamenti di contanti sul conto corrente, sia esso bancario o postale.

Questo perché l’articolo 32 del Testo Unico sulle Imposte sui redditi stabilisce che tutti i movimenti in entrata sul conto – appunto i versamenti di contanti e i bonifici ricevuti – si presumono redditi salvo prova scritta contraria.

Il contribuente quindi si trova dinanzi a una scelta tutte le volte in cui versa dei contanti o riceve un bonifico: o “denuncia” tale somma nella propria dichiarazione dei redditi, andandoci così a pagare le tasse ma non rischiando nulla, oppure deve essere pronto a difendersi da un’eventuale richiesta di chiarimenti. Q

uesta difesa deve essere rivolta a dimostrare che la somma versata o incassata è il frutto di redditi esentasse (come una donazione o un risarcimento) o già tassata alla fonte (come una vincita al gioco).

Di tanto bisogna fornire una prova scritta con data certificata da pubblico ufficiale, cosa che si può fare ad esempio registrando l’atto di donazione o il prestito.

A partire dal 1° gennaio 2022 il limite di tracciabilità del contante sarà abbassato a 1000 euro (999,99 euro). Cosa prevedono le norme di diritto tributario circa il versamento in contanti sul conto corrente? Quando scatta la possibilità di incorrere in sanzioni?

Diversamente dai prelievi, ogni forma di versamento sul conto corrente può essere oggetto di accertamento dell’Agenzia delle Entrate al di là dell’attività che il contribuente svolge (rientrano dunque imprenditori e professionisti, ma anche lavoratori dipendenti, pensionati e disoccupati).

Secondo il diritto tributario italiano, sia i versamenti in contanti sia i bonifici in ingresso sul conto corrente sono considerati ‘nero’ e dunque andrebbero sempre riportati all’interno della dichiarazione dei redditi e dunque pagarci le tasse. Il fisco infatti ritiene automaticamente che tutto ciò che entra in un conto corrente e non è dichiarato sia frutto di evasione fiscale. Tecnicamente, la presunzione è sempre a favore dell’Agenzia delle Entrate e contraria al contribuente. L’articolo 32 del Testo Unico sulle imposte sui redditi presume che ogni versamento di contanti o bonifici sia da ritenersi un reddito imponibile. Qualora nella dichiarazioni non si trovi traccia di tale ‘reddito’, allora scatta automaticamente l’accertamento. Il contribuente, dunque, dovrà difendersi, dimostrando di non aver sottratto nulla. L’onere della prova è a carico del contribuente.

Versamenti sul conto corrente, come difendersi?

Le strategie di difesa da opporre all’accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate sono due:
1. Dimostrare che la somma versata non è imponibile e dunque è corretto non dichiararla: si considerano non imponibili le donazioni che si ricevono da genitori, figli e nonni, le donazioni di basso valore, i risarcimenti per danno morale, i rimborsi delle spese, le vendite di oggetti usati e il ricavato per la vendita di una casa (qualora il prezzo non sia superiore a quello pagato per l’acquisto).

2. Dimostrare che la somma versata è stata già tassata e dunque è corretto non dichiararla: si considerano già tassate le somme che si vincono alle scommesse o al gioco, retribuzioni come per le colf che non hanno l’obbligo di accredito su conto corrente.

Effettuare versamenti senza sanzioni, quando è possibile?

L’unico modo per non rischiare le sanzioni da parte dell’Agenzia delle Entrate è produrre una prova scritta della provenienza della somma che si versa sul conto corrente, dimostrando che non è imponibile o che è stata già tassata. Il documento deve essere una certificazione e avere una data ‘certa’ e perché abbia valore deve essere stata emessa da un notaio o dalla stessa Agenzia delle Entrate, oppure deve riportare sul timbro postale la data (spedizione a sé stessi di un atto) o deve essere stata inviata via PEC.

Ma torniamo alla questione del limite di versamento contanti sul conto corrente di 1000 euro a partire dal 1° gennaio 2022.

Facciamo un esempio: se il contribuente riceve una donazione da un amico di 2000 euro e per evitare sanzioni decide di registrare l’atto, può ritenersi al sicuro dagli accertamenti dell’Agenzia delle entrate? La risposta è no.

La registrazione dell’atto equivale ad ammettere la responsabilità e quindi sarebbe a rischio per la violazione delle norme anti-riciclaggio.

Come fa l’Agenzia delle Entrate a effettuare i controlli

Oggi gli strumenti a disposizione dell’Agenzia delle Entrate per individuare movimenti inconsueti di denaro e decidere di indagare più a fondo sono diversi. Il più importante è l’Anagrafe dei conti correnti, un grande database che al suo interno contiene tutte le informazioni relative ai conti degli utenti, come i saldi, le liste di movimenti e tutti i rapporti intrattenuti con gli istituti di credito e gli uffici postali. In questo archivio sono compresi quindi i pagamenti effettuati con i bonifici, con la carta di credito o con la carta di credito (Bancomat), i prelievi e i versamenti in contanti. È da ricordare che le banche hanno l’obbligo di comunicare periodicamente questi dati all’Anagrafe dei conti correnti mediante procedura informatica.

Va inoltre ricordato che per la normativa antiriciclaggio le banche devono inviare comunicazioni per le movimentazioni in contanti superiori ai 10.000 euro mensili, anche se frazionati in più operazioni.

La richiesta della banca sui contanti

Potrebbe succedere, quando la somma prelevata in contanti è ingente, che la banca chieda chiarimenti al proprio cliente circa la destinazione del denaro.

Questi dovrà autocertificare, compilando un apposito modulo, per quali spese verranno utilizzati i contanti. È chiaro che se si prelevano più di mille euro e si dichiara di dover pagare un fornitore si sta tacitamente ammettendo di violare la norma sui limiti di pagamenti in contanti (che, come anticipato in apertura, dal 1° gennaio 2022 è scesa a mille euro). Questo significa che si subirà una sanzione che può andare da un minimo di mille a un massimo di 50mila euro.

Si potrà però ben spiegare che i soldi servono per varie spese, non tutte rivolte allo stesso soggetto.

È prevista una segnalazione obbligatoria alla Uif (l’Unità di informazione finanziaria) da parte della banca quando i prelievi, nell’arco dello stesso mese, complessivamente considerati superano 10.000 euro. E ciò vale anche se si tratta di prelievi frazionati in più operazioni di importo inferiore (ad esempio, 10 prelievi da mille euro).

La segnalazione viene fatta non per una questione fiscale ma per un controllo sulle attività illecite. Non scatteranno quindi dei controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate. La Uif valuta se sussistono sospetti di reati e in caso ne informa la Procura della Repubblica. Si tratta di «controlli» e non di «divieti»: siamo fuori dal perimetro delle segnalazioni per operazioni sospette (Sos) ma comunque, secondo la Guardia di Finanza e la Direzione investigativa antimafia, in un ambito che deve essere monitorato per incrociare informazioni su chi è troppo appassionato al contante, «strumento anonimo e non tracciabile».

Quando esiste il limite di mille euro ai prelievi di contanti

I controlli sui prelievi, che come abbiamo visto non sussistono per la generalità dei contribuenti, sono invece previsti per imprenditori e società. Per questi ultimi esiste il tetto di 1.000 euro giornalieri e comunque di 5.000 euro mensili. Al di sotto di questi importi non si rischia nulla; superato invece tale tetto, l’Agenzia delle Entrate pretende la dimostrazione della destinazione della somma e, in caso di assenza di prove, avvia il recupero a tassazione del denaro che si presume destinato a investimenti in nero. 

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Quanto si può versare in contanti nel 2022?

Tetto al contante 2.000 euro: esclusi prelievi e versamenti si potrà ritirare allo sportello bancomat una cifra superiore a 1.000 euro (o meglio 999,99 euro), si potranno versare importi in contante superiori a 1.000 euro (o meglio 999,99 euro).

Cosa succede se verso più di 1000 euro?

Tutte le transazioni superiori all'importo soglia di 999,99 euro dovranno essere effettuate con metodi tracciabili. Il tetto massimo per i contanti riguarda tutti i tipi di pagamento (acquisti, prestazioni di professionisti, ecc.) e dovranno essere effettuati con un metodo tracciabile come il bonifico.

Quanti soldi si possono versare in contanti in banca?

Teoricamente, non c'è limite a quanto si può versare in contanti in banca: chiunque, con una certa quantità di denaro liquido a disposizione, può accreditarlo sul proprio conto corrente senza che ci sia una disposizione di legge che impedisce di fare ciò.

Quando scatta l'obbligo di segnalazione antiriciclaggio?

Tuttavia al superamento dei 10.000 euro prelevati scattano le norme antiriciclaggio che impongono alla banca di segnalare l'operazione alla UIF. N.B: Gli imprenditori hanno l'obbligo di giustificare in contabilità tutti i prelievi superiori a 1.000 euro al giorno o a 5.000 euro al mese.