Hikmet il più bello dei mari

Il più bello dei mari

è quello che non navigammo.

Il più bello dei nostri figli

non è ancora cresciuto.

I più belli dei nostri giorni

non li abbiamo ancora vissuti.

Hikmet il più bello dei mari

E quello

che vorrei dirti di più bello

non te l'ho ancora detto.

Hikmet il più bello dei mari

Nâzım Hikmet Ran (1902-1963) was a Turkish poet, playwright, novelist, screenwriter, director and memoirist. He was acclaimed for the "lyrical flow of his statements".

The most beautiful sea

hasn't been crossed yet.

The most beautiful child

hasn't grown up yet.

Our most beautiful days

we haven't seen yet.

And the most beautiful words I wanted to tell you

I haven't said yet...


Paride: [Mostrando una collana ad Elena e mettendogliela al collo] Conchiglie dal Mare di Proponte.

Elena: Bellissime... ma non posso portarle, Menelao ci ucciderebbe.

Paride: Non avere paura di lui.

Elena: Non è di morire che ho paura. Ho paura di domani. Ho paura di vederti salpare sapendo che non tornerai più. Prima che tu arrivassi a Sparta io non esistevo. Mangiavo, passeggiavo, andavo a nuotare... ma non esistevo.

Paride: Non devi temere domani. Vieni con me.

Elena: Non giocare con me. Non giocare.

Paride: Se verrai non saremo mai al sicuro, gli uomini ci inseguiranno, e gli dei ci malediranno. Ma io ti amerò. Finché non bruceranno il mio corpo, io ti amerò.

“Il più bello dei mari” di Nazim Hikmet. Cosa vuole insegnarci?

“Il più bello dei mari

è quello che non navigammo.

Il più bello dei nostri figli

non è ancora cresciuto.

I più belli dei nostri giorni

non li abbiamo ancora vissuti.

E quello

che vorrei dirti di più bello

non te l’ho ancora detto.”

Nazim Hikmet nasce nel Novembre del 1902 a Salonicco (all’epoca parte dell’Impero Ottomano), Nel 1938 viene condannato a 28 anni e 4 mesi di prigione per le sue attività anti-naziste e anti-franchiste. Ad oggi è considerato il poeta turco più grande e tra le sue poesie spicca “Il più bello dei mari”.

Attraverso le parole del poeta è possibile individuare lo scopo primario della vita di ciascuno di noi, ossia la perenne ricerca della felicità. L’uomo non riesce ad accontentarsi, ma vive cercando di perseguire ciò che potrebbe rendere la sua esistenza migliore, vivendo una vita costellata da tappe da raggiungere, da successi e anche da fallimenti vissuti sempre come il trampolino di lancio verso una nuova esperienza.

Attraverso i nove versi che compongono questa poesia Nazim Hikmet sembra sia riuscito a fotografare l’emozione di chi si pone un obiettivo, di chi decide di mettere al mondo una nuova vita, o di chi, ad un certo punto, capisce di dover cambiare strada per iniziarne una nuova, ignota ma sicuramente entusiasmante. Leggere questa poesia vuol dire, allora, assaporare quelle emozioni e farle proprie, e decidere, magari di punto in bianco, di cambiare e vivere finalmente la vita che si vuole.

“Il più bello dei mari” è sicuramente un inno al cambiamento, ma è anche di più, perché rappresenta una delle più belle dichiarazioni d’amore mai scritte. Sono stati solcati mari, sono stati vissuti giorni e pronunciate delle parole, ma c’è un futuro luminoso che ci attende, e “quello che vorrei dirti di più bello non te l’ho ancora detto”.

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About The Author

La poesia di Nazim Hikmet è un canto malinconico che riesce a esprimere l’infinito.
Il grande autore turco era solito definire le sue opere un “colloquio con l’uomo”, un’espressione che rappresentava pienamente la viva partecipazione dei suoi versi a tutto ciò che accadeva nel mondo.
La maggior parte dei componimenti di Hikmet furono scritti nel buio della cella, oppure nel languore dell’esilio. La sua è una poesia di lontananza che sembra sgorgare sangue, come una ferita, eppure non parla mai di dolore, ma di amore, umanità e speranza.

In patria Hikmet, in seguito alla diffusione di alcuni suoi romanzi e drammi teatrali invisi dal regime, fu condannato a ventotto anni di carcere. La prigione sarà di ispirazione per le sue liriche più belle: parole di coraggio, di libertà, di resilienza capaci di spezzare le sbarre dell’angoscia.
Le sue poesie, tradotte in tutto il mondo, furono censurate in Turchia fino agli anni settanta del novecento.

Oggi lo ricordiamo con uno dei suoi componimenti più noti in lingua italiana, Il più bello dei mari.
Il titolo originale turco è En güzel deniz e si esprime in una serie di suoni gutturali straordinariamente evocativi che possiedono una melodia molto particolare, tanto da poter essere cantati come una litania nostalgica.

Scopriamo testo, analisi e commento della poesia.

Il più bello dei mari di Nazim Hikmet: testo

Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l’ho ancora detto.

Il più bello dei mari di Nazim Hikmet: analisi

Questo breve componimento, strutturato in appena nove versi e in un’unica strofa, è una delle poesie più citate di Nazim Hikmet in lingua italiana forse proprio in virtù della sua brevità; ma in realtà non solo per questo.
Il più bello dei mari è uno di quei rari esempi di “poesia perfetta” che con termini semplici, accessibili a chiunque e particolarmente evocativi riesce a esprimere tutto, il senso stesso dell’esistenza.

È una poesia in versi liberi, che non rispetta alcuno schema metrico ed è completamente priva di rime. Eppure, a ben vedere, non è del tutto priva di una struttura: Hikmet si serve dell’anafora insistita “il più bello”, l’allitterazione dei suoni scandisce il ritmo e infine tramite l’uso dell’enjambement finale il poeta distacca gli ultimi due versi, isolando così la sua morale.

E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l’ho ancora detto.

L’enjambement ci proietta significativamente all’interno del vero significato della poesia. Negli ultimi versi si verifica il passaggio impercettibile dalla prima persona plurale alla prima persona singolare.
Nella conclusione è proprio l’Io lirico a prendere parola e sembra rivolgersi direttamente alla persona amata.
L’ultima frase è quasi un sussurro - forse ravvicinato, detto all’orecchio - e racchiude l’inaudito: una promessa di futuro che brilla come un diamante prezioso nascosto in fondo al cuore.

Il più bello dei mari di Nazim Hikmet: commento

Il più bello dei mari è una poesia che dilata il senso dell’aspettativa. Racchiude in sé tutte le epoche, passato, presente e futuro, ma ci parla di un tempo indefinito: di qualcosa che probabilmente avverrà ma che ancora non è avvenuto, come se fosse coniugato al futuro anteriore. Parla di un insieme di probabilità affastellate l’una dopo l’altra e proprio in questo accumulo è contenuta la sua bellezza.

Hikmet esprime tutta la fame, l’insaziabilità del vivere, quel sentimento impalpabile che ci porta costantemente a credere che “il meglio deve ancora venire.” In pochi versi il poeta esprime un invito al sogno, alla vita, all’amore che vengono proposti al lettore sotto forma di ipotesi, di possibilità.
In una poesia, scritta probabilmente in un periodo di disperazione e solitudine, l’autore turco è riuscito a condensare l’essenza della speranza. Le sue parole sono fragili come bolle di sapone e, al contempo, forti e tenaci come la vita, perché ci raccontano tutto quello che è un uomo.

Il “mare” evocato da Hikmet è in realtà un paesaggio metaforico. Quel primo indimenticabile verso “Il più bello dei mari è quello che non navigammo” esprime l’esistenza nel suo costante divenire: un futuro sempre sul punto di farsi, composto da sogni, ideali, speranze e un anelito costantemente insoddisfatto d’amore e desiderio.

Hikmet il più bello dei mari

Hikmet il più bello dei mari