Da qualche anno a questa parte, si è assistito al proliferare nei pubblici esercizi, nelle sagre, nei cinema all’aperto e, addirittura, all’interno delle chiese, delle cosiddette “stufe radianti a fungo” alimentate a Gas propano. Show Specie nell’ultimo anno, con l’entrata in vigore della legge che vieta il fumo nei locali pubblici, la maggioranza dei bar e ristoranti, trovando antieconomiche le modifiche da apportare ai locali per favorire i fumatori, hanno ripiegato nella creazione di ambienti esterni, dotati di un sistema di riscaldamento realizzato con “stufe radianti a gas” neimodelli così detti “a fungo” nel cui basamento è installata una bombola delpeso di 15-20 kg. La media degli apparecchi da riscaldamento installati in ogni locale, va da 2 a 4 unità, a seconda delle dimensioni dell’ambiente. In genere l’uso di tali dispositivi è consentito all’esterno, dove in sostanza la presenza di alcuni bruciatori e di un equivalente numero di bombole di GPL non comporta sostanziali problematiche di sicurezza, sia pure fatte salve le necessarie valutazioni. Le cose cambiano quando tali dispositivi vengono usati in ambienti chiusi, e cambiano ulteriormente in peggio quando, come talvolta avviene, tali
ambienti ospitano un numero rilevante di persone e sono locali di pubblico spettacolo. In tal caso è fondamentale il rispetto delle vigenti norme di sicurezza ed antincendio, che sono in funzione del numero di “funghi” installati e del quantitativo globale di GPL presente. (*) Direttiva successivamente modificata dall’art. 10 Direttiva CEE/CEEA/CE n° 68 del 22/07/1993 (**) L’art. 10 della direttiva 93/68/CEE ha preso in considerazione la direttiva 90/396/CEE introducendo nuove disposizioni sul marchio, chiamato a partire dal 1° gennaio 1995 “marcatura CE” (permettendo però la vecchia denominazione di “marchio CE” fino al 31 dicembre 1996) e altre modifiche da tenere presenti in alcune delle procedure di attestazione della conformità A titolo informativo, si riporta la descrizione della procedura per la marcatura CE. L’azienda chiede l’esame Ce del tipo, mette a disposizione l’apparecchio e la documentazione relativa al progetto. Le stufe radianti a fungo vengono collocate dall’art. 1, comma “a”, del D.P.R. 661/96 nell’ambito dell’applicazione del D.P.R. medesimo. L’allegato I dello stesso, prevede che I’apparecchio immesso sul mercato deve essere corredato di istruzioni tecniche, in lingua italiana, elaborate per I’installatore e per I’utente; Al punto 1.2.1, dell’allegato I, viene inoltre puntualizzato che l’istruzione tecnica elaborata per l’installatore ai fini di una utilizzazione sicura dell’apparecchio deve contenere: – il tipo di gas utilizzato; – l’areazione dei locali richiesta; – le condizioni di evacuazione dei prodotti di combustione. Il punto 1.2.2, invece, riporta le istruzioni per l’uso e la manutenzione elaborate per l’utente, le quali devono contenere tutte le informazioni necessarie per l’utilizzazione sicura, con evidenziate le eventuali restrizioni in materia di utilizzazione. Altro punto da evidenziare è il 3.2.3, nel quale viene prescritto che gli apparecchi destinati ad essere utilizzati nei locali devono essere attrezzati di uno specifico dispositivo che eviti un accumulo pericoloso di gas non bruciati Nel caso in cui tali apparecchi non sono provvisti di tale dispositivo, devono essere utilizzati esclusivamente in locali con una aerazione (*) sufficiente per evitare un accumulo pericoloso di gas non bruciato. (*) Le condizioni sufficienti di aerazione sono stabilite dalle norme (INI-CIG di cui alla Legge 1083/1971). Al punto 3.6 e successivi viene prescritto che l’apparecchio non deve presentare temperature pericolose per le parti soggette a possibile contatto per l’utenza. Il D.M. 30.10.1981, recante prescrizioni di sicurezza per l’uso di apparecchi a gas funzionanti senza scarico esterno dei prodotti di combustione, all’art. 1 individua quali apparecchi e per quale portata termica possono essere installati senza condotto di scarico. Questi apparecchi individuati dalla normativa, hanno una portata termica di 3,49 KW (3000 Kcal./h), ben lontana dalla potenza erogata dalle stufe a fungo commercializzate nel nostro Paese, la cui potenza varia da 7 KW a 13 KW (valori ben maggiori da quelli previsti dal D.M. 30.10.1981 direttamente nel locale dove sono installati ed evacuano i prodotti della combustione direttamente nello stesso ambiente) Un’altra normativa che potenzialmente potrebbe essere applicata a questo genere di apparecchi, è il D.P.R. 303/1956. il successivo art. 12, aggiunge che ” gli apparecchi a fuoco diretto destinati al riscaldamento dell’ambiente nei locali chiusi di lavoro….. devono essere muniti di condotti di fumo…. ed avere tiraggio sufficiente per evitare la corruzione dell’aria con i prodotti della combustione….” Per ultimo, un potenziale problema di sicurezza che potrebbe essere accertato a carico dei detentori di questi apparacchi da riscaldamento, riguarda il deposito degli stessi, durente le ore notturne, all’interno dei locali dell’esercizio commerciale. Piero Nuciari Quanto dura una bombola di gas nel fungo?Riscaldamenti a gas
Sono i classici "funghi" da esterno che costituiscono anche un valido elemento pratico, funzionale e decorativo per le location di destinazione. Il principio di riscaldamento è la combustione del GPL contenuto in bombole da 15 Kg inserite all'interno del fusto (durata bombola circa 10/15 ore).
Quanto consuma un fungo a gas?Un fungo riscaldante medio presenta un consumo di circa 0,7 Kg/h riscaldando/ irraggiando il suo calore su una superficie di 20-25 mq e per questo considerato come la soluzione più economica per locali di intrattenimento e attività ricreative.
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