Steatosi epatica non alcolica tempi di guarigione

  • Introduzione
  • Cause
  • Sintomi
    • Sintomi da astinenza dal alcolici
  • Complicazioni
  • Diagnosi
  • Guarigione
  • Fonti e bibliografia

Introduzione

Nonostante si parli spesso in modo mirato di epatite alcolica, ovvero di infiammazione del fegato a causa dell’abuso di alcolici, questa è solo una delle condizioni alcool-correlate in grado di interessare il fegato (epatopatie alcoliche).

Se escludiamo il cervello, il fegato è senza ombra di dubbio l’organo più complesso dell’organismo, che si occupa tra l’altro di:

  • filtrare e smaltire le tossine dal sangue
  • favorire la digestione del cibo
  • garantire i corretti livelli di zucchero e di colesterolo nel sangue
  • contribuire all’efficacia del sistema immunitario,
  • garantire la normale funzione di coagulazione,
  • ed altro ancora.

Non dovrebbe quindi stupire scoprire che il fegato è particolarmente resistente, tanto da aver acquisito in migliaia di anni di evoluzione anche la capacità di rigenerarsi.

Fatte queste importanti premesse, spostando l’analisi sull’alcool è importante sottolineare di come per l’organismo si tratti semplicemente di un veleno (non esiste una dose sicura ed innocua), una molecola tossica che richiede di essere prima trattata chimicamente e poi eliminata; ad occuparsene è ovviamente il fegato, ma ogni volta che si consumano alcolici alcune cellule epatiche semplicemente muoiono. Il fegato è come detto in grado di rigenerarsi e sviluppare nuove cellule, ma l’abuso prolungato di alcol per molti anni può ridurre l’efficacia di questa capacità, determinando infine lo sviluppo di danni gravi e permanenti all’organo.

È possibile individuare tre diversi stadi di progressione del danno perpetrato dall’alcool nei confronti del fegato, sebbene si tratti di una distinzione in parte didattica perché non è raro che la realtà si presenti con una parziale sovrapposizione delle diverse fasi:

  1. Steatosi epatica alcolica: Consumare una grande quantità di alcol, anche se limitatamente a pochi giorni, può condurre rapidamente ad un accumulo di grassi nel fegato (fegato grasso). Raramente questo causa sintomi, ma si tratta della prima evidenza di un possibile danno epatico. Interrompendo il consumo per 2 settimane si osserva in genere un pieno recupero (lo stadio è reversibile). Alcuni soggetti potrebbero lamentare
    • fastidio addominale
    • stanchezza
    • perdita di peso.
  2. Epatite alcolica: oggetto principale di questo articolo, consiste nell’infiammazione dell’organo a causa dell’eccesso alcolico. Può rivelarsi già fatale, ma nelle prime fasi è ancora un disturbo potenzialmente reversibile. In questa fase i sintomi diventano più evidenti e caratteristici, potendo comprendere:
    • Dolore addominale avvertito all’altezza del fegato (destra)
    • Febbre
    • Debolezza
    • Nausea e vomito
    • Perdita di appetito
    • Ingiallimento della pelle e degli occhi (ittero)
  3. Cirrosi epatica: A causa di un persistente stato infiammatorio si sviluppa del tessuto cicatriziale che sostituisce il normale tessuto funzionale del fegato, che vede così ridursi la sua capacità di lavorare normalmente. Il danno è irreversibile, ovvero permanente, ma smettere di bere consente di evitare un’ulteriore estensione del danno. Un soggetto affetto da cirrosi alcol-correlata che non dovesse smettere di bere ha una probabilità inferiore al 50% di vivere per ulteriori 5 anni (fonte NHS).

Shutterstock/VectorMine

Al di là della necessità di abolire completamente il consumo di alcolici non esiste trattamento specifico per le epatopatie alcoliche, solo eventuali terapie di supporto per le complicazioni correlate, che comprendono tra l’altro:

maggiore vulnerabilità alle infezioni

  • varici esofagee (con il rischio di emorragie)
  • encefalopatia epatica (accumulo di tossine a livello cerebrale)
  • ascite (accumulo di liquidi nell’addome)
  • insufficienza renale
  • tumore al fegato.

Un tipico paziente affetto da epatite alcolica racconta in genere di un consumo elevato di alcolici per più di 5 anni, anche se sono noti in letteratura casi di insorgenza molto più rapida, anche di pochi mesi.

Sebbene la quantità di alcol ingerita sia il fattore di rischio più importante per lo sviluppo di una malattia epatica cronica, la progressione non è necessariamente dose-dipendente né la quantità di alcol consumata è sempre proporzionale all’entità del danno all’organo, così come il periodo di consumo/abuso (anche periodi limitati di binge-drinking possono condurre allo sviluppo di epatite).

Tra i fattori di rischio più rilevanti si annoverano:

  • obesità
  • sesso femminile
  • predisposizione genetica
  • familiarità per dipendenza da alcolici.

Sintomi

I sintomi di epatite alcolica sono in gran parte sovrapponibili a quelli di una qualsiasi altra infiammazione del fegato (epatite), ma mostrano in genere un esordio piuttosto rapido che comprende:

  • ittero
  • dolore al quadrante addominale superiore destro,
  • febbre,
  • tachicardia
  • fegato ingrossato dolente (epatomegalia).

Tra gli altri sintomi non specifici, ma comuni, si annoverano:

  • nausea e vomito,
  • senso di malessere generale
  • riduzione dell’appetito
  • perdita di peso (in fase avanzata).

Sintomi da astinenza dal alcolici

I pazienti con epatite alcolica possono manifestare i sintomi di astinenza in caso di (necessaria!) sospensione, che possono comprendere:

  • irritabilità,
  • ansia,
  • mal di testa,
  • aumento della sudorazione,
  • tachicardia
  • e tremore alle mani.

Pazienti più gravi possono presentare una condizione di delirium tremens, stato caratterizzato da

  • stato confusionale,
  • allucinazioni visive,
  • agitazione,
  • convulsioni,
  • febbre.

La frequenza con cui si rileva una sindrome da astinenza da alcol è inversamente proporzionale alla gravità dell’epatite alcolica, ovvero è più probabile osservare sintomi di astinenza in caso di epatite lieve.

Complicazioni

Negli stati più avanzati dell’epatite alcolica possono comparire disturbi come

  • malnutrizione,
  • encefalopatia epatica,
  • insufficienza renale o sindrome epato-renale,
  • ascite dovuta a ipertensione portale,
  • tendenza allo sviluppo di infezioni,
  • tendenze emorragiche (a causa della carenza di piastrine).

Molti pazienti con epatite alcolica risultano anche essere infettati dal virus dell’epatite C e sono associate ad un aumentato rischio di sviluppare un tumore al fegato.

L’epatite alcolica di solito evolve in cirrosi se il consumo di alcool non viene abolito, una condizione irreversibile e con complicazioni potenzialmente fatali.

Diagnosi

Il National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism (NIAAA) americano definisce ha definito i seguenti criteri come necessari alla diagnosi di epatite alcolica:

  • insorgenza di ittero entro 60 giorni da un consumo molto rilevante di alcolici (più di 50 g/giorno) per un minimo di 6 mesi (in alcuni casi la conferma avviene attraverso i familiari del paziente)
  • bilirubina nel sangue molto alta (superiore a 3 mg/dL)
  • aumento delle aspartato aminotransferasi (AST) da 50 U/L a 400 U/L (con ALT nella norma, l’opposto di quanto succede in altre condizioni epato-correlate)
  • rapporto AST:ALT (alanina aminotransferasi) superiore a 1,5
  • nessun’altra causa a spiegare il quadro di epatite acuta

Utile notare che l’aumento delle transaminasi è in genere moderato e non riflette quindi appieno la possibile gravità del danno epatico.

La biopsia del fegato (prelievo di un campione dell’organo per successiva analisi) non è quasi mai necessaria alla diagnosi, mentre sono indispensabili esami di imaging di cui l’ecografia è quello di prima scelta per escludere la presenza di calcoli biliari e altri disturbi delle vie biliari (in caso di necessità è possibile in seguito procedere a TAC e/o risonanza magnetica).

Si procede in genere periodicamente ad una completa valutazione degli esami del sangue relativi al fegato, per monitorare l’andamento della condizione.

A fini prognostici, ovvero per valutare decorso e possibilità di ripresa, rappresentano fattori negativi il riscontro di:

  • Bilirubina sierica superiore a 2,5 mg/dL
  • Albumina sierica inferiore a 2,5 g/dL
  • Tempo di protrombina superiore a 5 secondi

Guarigione

Con una definitiva sospensione del consumo di alcolici si osserva una remissione totale dell’epatite alcolica nell’arco di pochi mesi, salvo eventuali processi cirrotici permanenti.

L’astinenza totale, insieme ad un adeguato supporto nutrizionale, è quindi la pietra angolare della gestione dei pazienti con epatite alcolica; la dieta rappresenta un importante aspetto necessario al recupero e per ridurre il rischio di mortalità: richiede un elevato apporto di proteine (di cui il paziente è in genere carente) integrato con multivitaminici tra cui folato e tiamina (vitamina B1).

Si raccomanda infine una vaccinazione verso epatite A, epatite B, influenza e pneumococco.

Non esistono farmaci specifici per il trattamento dell’epatite alcolica, ma in alcuni pazienti si rivelano utili medicinali come:

  • pentossifillina, medicinale ad azione antinfiammatoria (l’utilizzo è ancora controverso)
  • cortisonici, che hanno mostrato modesti benefici a breve termine in quanto a sopravvivenza, ma sono controindicati in presenza di insufficienza renale, sanguinamento gastrointestinale o infezione.

Si possono infine valutare farmaci per aiutare il paziente a superare la dipendenza da alcool.

Il trapianto di fegato è infine attualmente l’unico trattamento definitivo per l’insufficienza epatica grave (stadio terminale della cirrosi).

Fonti e bibliografia

  • NHS
  • Symptoms and signs of acute alcoholic hepatitis – Gurjot Basra, Sarpreet Basra, and Sreeram Parupudi
  • Alcoholic Hepatitis – Niraj J. Shah; Amor Royer; Savio John.

Articoli ed approfondimenti

  • Malattie
  • Scheda presente nelle categorie: Fegato

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Come si cura la steatosi epatica non alcolica?

Non esiste un trattamento farmacologico specifico. In alcuni casi le terapie per la cura del diabete sono efficaci anche per la cura della steatosi. L'unico trattamento disponibile si attua modificando la propria alimentazione: Ridurre i grassi, l'alcol e gli zuccheri.

Quanto tempo ci vuole per rigenerare il fegato?

Comunque il fegato provvede ad una ciclica e completa sostituzione delle proprie cellule che, per un uomo giovane e sano, si verifica ogni 30 giorni. Le cellule periodicamente rigenerate mantengono tuttavia i difetti metabolici, congeniti o acquisiti, che già preesistevano.

Quanti gradi di steatosi ci sono?

Poiché la steatosi può essere più o meno intensa, esistono 3 gradi ecografici d'intensità e precisamente il grado 1 è definito steatosi lieve, il grado 2 moderata, il grado 3 severa.

Che problemi porta la steatosi?

Questa condizione si associa a un maggior rischio cardiovascolare, ma può anche facilitare l'insorgenza di tumori e causare danno epatico. In alcuni casi si può verificare anche nei pazienti magri, ovvero con BMI (Body Mass Index) inferiore a 25 (in questo caso si parla di lean NAFLD).

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