Tempo di convalescenza e sintomi dopo tiroidectomia totale

L’operazione alla tiroide è l’intervento di rimozione della ghiandola tiroidea.

L’approccio chirurgico negli anni è andato incontro ad una significativa evoluzione verso tecniche sempre meno invasive.

I dati di studi multicentrici effettuati su ampie serie di pazienti hanno inoltre dimostrato che la MIVAT rappresenta una metodica sicura e facilmente riproducibile, con tassi di complicanze sovrapponibili a quelli della chirurgia convenzionale.

Per questo motivo ho deciso di approfondire l’argomento sull’operazione alla tiroide, analizzando:

  • indicazioni terapeutiche;
  • tecniche chirurgiche;
  • esecuzione dell’intervento;
  • durata;
  • conseguenze.

L’operazione alla tiroide

È interessante però fare una premessa sulle condizioni che posso portare all’indicazione di tiroidectomia, analizzando nello specifico le due principali disfunzioni tiroidee:

  • l’ipertiroidismo;
  • l’ipotiroidismo.

Le disfunzioni tiroidee sono un fenomeno abbastanza frequente nella popolazione.

Sono ormai condizioni trattate efficacemente, ma che generano nei pazienti numerose domande, legate in particolar modo all’operazione della tiroide, la tiroidectomia.

L’ipotiroidismo, condizione in cui la tiroide non produce abbastanza ormoni, è riscontrata nel 5% della popolazione italiana; l’ipertiroidismo, invece, interessa circa il 2% della popolazione.

Generalmente l’ipertiroidismo, l’aumentata secrezione da parte della tiroide, si presenta con sintomi quali:

  • perdita di peso inspiegabile;
  • aritmia e tachicardia;
  • palpitazioni;
  • ipertensione arteriosa;
  • in alcuni casi, crescita visibile della tiroide (gozzo);
  • sudorazione eccessiva;
  • insonnia;
  • nervosismo;
  • ciclo mestruale alterato.

In maniera diametralmente opposta all’ipertiroidismo, l’ipotiroidismo si mostra con una serie di sintomi subdoli, ma che concomitanti possono far sospettare la disfunzione.

Si presenta, infatti, con:

  • rallentamento della frequenza cardiaca;
  • eccessiva sensibilità al freddo;
  • stitichezza;
  • secchezza e pallore della cute;
  • stanchezza eccessiva;
  • depressione;
  • disturbi della memoria;
  • voce rauca;
  • eloquio lento;
  • aspetto del volto particolare;
  • debolezza e crampi muscolari;
  • capelli assottigliati e fragili;
  • periodi mestruali irregolari o particolarmente abbondanti;
  • accumulo di liquidi sottocutaneo (mixedema), nei casi di ipotiroidismo grave.

Le indicazioni per l’operazione di tiroidectomia

Generalmente si contatta il chirurgo endocrino una volta che viene identificata un’anomalia nei test di laboratorio.

In caso di ipertiroidismo, FT3 ed FT4 risultano aumentati, mentre il TSH risulta basso; nell’ipotiroidismo, invece, la concentrazione di ormoni tiroidei risulta bassa (FT3 ed FT4) e il TSH aumentato.

È consigliabile, infine, eseguire i test di laboratorio all’insorgenza dei sintomi, in particolare se sono presenti familiari con disfunzioni tiroidee.

L’intervento di rimozione della tiroide, meglio noto come tiroidectomia, è indicato nei casi di:

  • ipertiroidismo dato da un gozzo nodulare o multinodulare iperfunzionante;
  • morbo di Basedow;
  • gozzo eutiroideo;
  • tumori maligni della tiroide.

A parte in quest’ultimo caso, in cui si consiglia l’intervento rapido, nelle altre condizioni sopra elencate l’ipersecrezione viene inizialmente trattata con terapia medica, anche se la sua risoluzione è sempre possibile con l’intervento chirurgico.

L’ipotiroidismo, invece, è trattato esclusivamente con farmaci sostitutivi degli ormoni tiroidei.

Le tecniche chirurgiche per l’operazione alla tiroide

La tiroidectomia ha visto nel corso degli anni un’evoluzione nella tecnica, in favore di approcci sempre meno invasivi e dai risultati estetici più gradevoli per quanto riguarda i pazienti.

L’accesso secondo Kocher, una cervicotomia superiore ai 10 cm, è ormai destinato al gozzo di dimensioni notevoli o in caso di annessa linfadenectomia per tumore maligno.

Negli altri casi è possibile ricorre a tecniche diverse, come:

  • la tiroidectomia con tecnica mini-invasiva, con un’incisione intorno ai 3 cm;
  • la MIVAT (Mini-Invasive Video-Assisted Thyroidectomy), eseguita con l’aiuto di una videocamera, con un’incisione di massimo 2,5 cm.

Queste tecniche riducono notevolmente il dolore nel post-operatorio, lasciando una cicatrice di dimensioni particolarmente contenute.

MIVAT

Negli ultimi anni ha preso piede una tecnica da me inventata detta MIVAT, tiroidectomia mininvasiva videoassistita, che prevede incisioni molto piccole, di pochi centimetri, un’incisione di lunghezza massima tra i 2 e i 3 cm, tramite cui viene inserita una piccola telecamera e gli strumenti chirurgici.

In questa nuova tecnica vengono riprodotti tutti gli step della chirurgia convenzionale e la telecamera rappresenta l’ausilio tecnico che consente di effettuare lo stesso intervento attraverso una incisione molto più piccola.

Grazie alla MIVAT, i risultati estetici finali sono ottimi e il dolore post-operatorio molto ridotto.

L’intervento di tiroidectomia

La tiroidectomia viene eseguita in anestesia generale, dopo il quale viene eseguito un accesso alla base del collo, sede della tiroide.

In base alle dimensioni della ghiandola e ad un eventuale interessamento linfonodale, l’incisione è variabile, ma atta alla rimozione della tiroide senza danneggiare i nervi laringei.

In caso di noduli benigni può essere rimossa solo una porzione della tiroide: in questo frangente si parla di lobectomia o loboistmectomia.

In caso si ricorra alla MIVAT, l’intervento viene interamente seguito su monitor, in quanto viene utilizzata una videocamera che permette di visionare accuratamente la tiroide.

Quanto dura l’operazione alla tiroide

La tiroidectomia ha una durata media compresa tra 30 minuti e 1 ora, variabile in base alla tecnica utilizzata.

Viene, inoltre, generalmente eseguito in anestesia generale.

Le conseguenze della rimozione della tiroide

La rimozione totale della tiroide elimina la produzione ormonale della ghiandola in questione: a questo proposito deve essere intrapresa una terapia farmacologica sostitutiva degli ormoni tiroidei a vita, come nei casi di ipotiroidismo.

In questo modo la condizione è maggiormente controllabile e meno rischiosa, richiedendo comunque attenzioni da parte del paziente.

Considerando, inoltre, che le paratiroidi sono poste a stretto contatto con la tiroide, in caso di tiroidectomia può verificarsi una temporanea inattività di queste ghiandole, che regredisce spontaneamente nella maggior parte dei casi.

Può manifestarsi, per un periodo limitato di tempo, un certo abbassamento del tono di voce con annessa raucedine: questa condizione può persistere per alcune settimane e raramente devono essere seguiti programmi riabilitativi.

Come ci si sente dopo aver tolto la tiroide?

ipocalcemia temporanea, a causa dell'alterazione della funzione delle paratiroidi; disfonia, che tende a risolversi dopo qualche settimana; sanguinamento post-operatorio della ferita, controllato eventualmente durante la fase di degenza ospedaliera.

Quanto dura il gonfiore dopo tiroidectomia?

È normale per qualche settimana dopo l'intervento che la cute si presenti un po' gonfia e arrossata: questo fenomeno è dovuto alla cicatrizzazione dei tessuti e al riassorbimento dei punti interni.

Quanto si ingrassa dopo tiroidectomia totale?

Un aumento del peso si è osservato nel 58% dei casi, mentre valori stabili e ridotti si sono rilevati, rispettivamente nel 20% e 22% dei soggetti. Calcolando il peso medio dell'intera popolazione, a 9 mesi dall'intervento, si è ottenuto un valore di 73 kg, contro i 71 kg registrati prima della tiroidectomia.

Come si vive dopo tiroidectomia?

In seguito all'asportazione di tutta la tiroide (tiroidectomia totale) nel 10-20% dei pazienti si verifica una temporanea inattività delle paratiroidi, che normalmente regredisce spontaneamente. Altre volte è necessario assumere una terapia con calcio e derivati della vitamina D.

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